Non sarà tanto l’arrivo di Paulo Fonseca – ormai in procinto di firmare per la Roma, già oggi potrebbe essere il giorno degli annunci – visto che la tradizione giallorossa degli ultimi anni è sempre stata “giochista”. Ma di sicuro a mano a mano che le caselle s’incastrano prende forma la rivoluzione che porterà il meglio del calcio italiano nelle mani di tecnici che cercano di arrivare al risultato attraverso lo spettacolo, e non viceversa.
Riassumendo, la situazione dovrebbe prevedere oltre a Fonseca alla Roma, anche Conte all’Inter, Giampaolo al Milan, Montella alla Fiorentina e naturalmente Sarri alla Juventus, l’accoppiamento che più di ogni altro scuote coscienze e stimola curiosità: perché la scelta di Agnelli segnerebbe davvero la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra, con la sconfessione dello slogan che oltre ad essere impresso sul colletto delle magliette, a Torino sentono tatuato sulla loro carne. Da oggi, se arrivasse l’annuncio di Sarri (e a maggior ragione se avessero ragione i visionari che ancora danno chances all’ipotesi Guardiola), sarebbe la fine della teoria secondo cui “Vincere è l’unica cosa che conta”.
E così per tutti quelli che hanno scelto questo tipo di allenatori per portare avanti il loro progetto sportivo. Compreso Conte, certo. Perché se è vero che l’ex allenatore del Chelsea è “ossessionato” dalla vittoria, è anche vero che i suoi risultati li ha sempre raggiunti attraverso chiare tracce di gioco offensivo e spettacolare, con sistemi tattici che sia con la difesa a tre sia con la difesa a quattro comunque avevano il gol come unico obiettivo.
Resterebbe il Napoli di Ancelotti, storicamente considerato un “risultatista” che però ha sempre mostrato un’attitudine moderna e offensiva. Nato con Sacchi e poi convertito a un calcio meno “esposto” e più redditizio, dicono però che da quando nello staff ha un posto preminente il figlio Davide anche Carletto abbia ricominciato a cercare un’espressione più offensiva. Difficilmente, insomma, nella prossima stagione risentiremo discussioni televisive tipo quelle che hanno diviso gli animi tra le teorie di Allegri (il più bravo, probabilmente, tra i “risultatisti”) e quelle di Adani. (…9
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco