Molto prima dell’avvento di Ronaldo, la stella polare calcistica di ogni portoghese è stato un signore di nome Eusebio, che di polare aveva zero e a dirla tutta poco anche di portoghese. Ma quando nasce nel 1942 si è ancora in piena epoca coloniale e il suo Mozambico – come l’Angola del papà – si trova nella sfera d’influenza del Portogallo.
Un pesci di nome Paulo Quell’angolo d’Africa affacciato sul Madagascar, ci è rimasto per oltre trent’anni. Tanto che il 5 marzo 1973 anche la famiglia Fonseca, che di portoghese ha tutto tranne la residenza temporanea, fa nascere nell’altro emisfero il piccolo Paulo. Nello stesso giorno che ha dato i natali a Tiepolo, Pasolini, Rosa Luxembourg, Lucio Battisti, Flaiano. Artisti e rivoluzionari. Il padre è un ufficiale di marina di stanza nella colonia. Ma lascia al pargolo appena il tempo di vedere la luce lì dove il sole brucia davvero e i conflitti sociali anche di più. Poco più di un anno dopo, la guerriglia d’indipendenza prende piede e per attendere una pace duratura bisognerà attendere fino agli accordi di Roma (toh…) del 1990.
I Fonseca decidono di tornare in patria, proprio nel giorno in cui sull’altro Oceano la dittatura viene rovesciata e si completa la Rivoluzione dei garofani. Spuntano fiori dai fucili, il Benfica per la prima volta da quando fa indossare la propria gloriosa maglia a Eusebio non vince titoli, mentre la Barreirense disputa la Primeira Liga. È lì, a Barreiro, penisola di Setubal, che si stabilisce la famiglia Fonseca. Contro il Vitoria Setubal la Pantera Nera aveva giocato la sua prima gara ufficiale in Portogallo. E Paulo a quella cittadina (dove conosce la prima moglie, dalla quale ha i figli Diego nel 1999 e Beatrice nel 2005) e alla sua squadra resterà legato sempre, anche quando si troverà agli antipodi del continente, alle prese con un’altra guerra (in)civile, ma senza il sole della sua infanzia. (…)
FONTE: Il Romanista – F- Pastore