(…) Francesco Totti, in fondo, non è mai stato abbandonato dal desiderio di annusare l’odore dell’erba o di colpire il pallone come non riesce quasi a nessuno. A Roma lo fa esattamente da 30 anni. (…)
I primi 28 anni sono stati praticamente perfetti. Gli ultimi due, invece, sono andati proprio come Totti non avrebbe voluto. L’ex capitano non desiderava essere una bandiera, ovvero l’uomo dei sorteggi in Uefa o quello da mandare in tv a far la voce grossa quando si materializzavano ingiustizie arbitrali nei confronti della Roma.
Lui avrebbe desiderato incidere nelle scelte di mercato fin da subito, confidando nell’occhio esperto che gli consente di distinguere il grano dall’oglio. Non è andata così, anche per via di un percorso esperienziale che andava fatto.
(…) L’esonero di Di Francesco, l’addio di Monchi e la separazione con Ranieri – unica vera scelta su cui Totti ha messo la faccia, insieme alle telefonate spese per Conte e Gattuso – ha innescato il malessere che raccontiamo a fianco, certificato poi da quell’addio a De Rossi che Francesco non aveva avallato.
In mezzo, poi, c’è altro, forse anche la poca voglia di sporcarsi le mani. I tanti impegni tra calcio e padel, il corso da allenatore cominciato e subito interrotto, quell’inglese che non vuole decollare, così come il senso di non contare davvero. (…)
FONTE: La Gazzetta dello Sport