Dallo Stadio Olimpico al Salone d’Onore del Coni distano pochi metri. E due anni. Di frustrazioni, silenzi, sopportazioni e addii. L’ultimo quello di De Rossi meno di un mese fa, il primo quello di Totti il 28 maggio del 2017. Da calciatore, perché quello definitivo alla squadra che ama da quando è nato e che rappresenta dal 1989 arriverà alle 14 di un 17 giugno mai banale (18 anni dal terzo scudetto) in una conferenza che si preannuncia carica di veleno. Zitti tutti, quindi, ora parla Totti.
Si fermerà la città, e si fermerà pure un pezzetto di Londra da dove lo ascolteranno Pallotta, Baldini e Fienga. I dirigenti temono che le rivelazioni di oggi possano agitare ulteriormente l’ambiente. Il presidente aveva provato a buttare acqua sul fuoco venerdì scorso, ma ormai l’incendio era divampato. Totti dice addio alla Roma perché nella Roma da dirigente si è sentito messo all’angolo. «Sopportato e mai supportato», il succo del discorso. Lo pensa da mesi, lo ha deciso circa 30 giorni fa dopo il no di Conte, l’addio di De Rossi e la scelta Fonseca.
Decisioni prese da Baldini, nemico più che avversario. Francesco racconterà la sua verità, dirà che è stato interpellato solo nei momenti d’emergenza (vedi Ranieri). Totti ha mal digerito scelte tecniche (vedi le cessioni di Nainggolan ed Alisson), forme comunicative e un organigramma societario poco chiaro in cui Baldini ha spesso indossato il ruolo di gestore senza nomina. All’ex capitano non è mai stato chiesto un parere vero e proprio tanto che non è stato invitato nei tre precedenti summit tra Boston e Londra. Nell’ultimo l’invito è arrivato, ma le decisioni erano state già prese. E Totti non vuole mettere la faccia su un progetto di totale ridimensionamento.
Parlerà al Coni, dall’amico Malagò. I due potrebbero ritrovarsi a lavorare insieme, magari proprio nella Roma. Ovviamente con un’altra proprietà. Ma ora cosa farà Totti? Intanto si godrà un mese di vacanza, poi prenderà una decisione. La Figc gli ha proposto un ruolo importante in vista dei prossimi europei. Non solo di rappresentanza, ma pure di supporto al ct Mancini. L’ex numero 10 dovrebbe accettarlo. Un antipasto dei Mondiali in Qatar vista la corte degli sceicchi nel ruolo di massimo rappresentante della kermesse del 2022.
FONTE: Leggo – F. Balzani