Totti è la Roma, ha sentenziato due anni fa la Curva Sud, il cuore pulsante del tifo giallorosso. Difficile, e non soltanto numeri alla mano, non essere d’accordo con la gente che ha una Lupa tatuata sulla pelle e che l’ha omaggiato in quel modo. Francesco, per un numero infinito di anni, non è stato soltanto il Capitano della Roma, ma anche il capitano dei tifosi giallorossi. Perché a loro, nel bene e nel male, ha dedicato tutta la propria vita calcistica. Onorando come pochi altri la maglia dall’alto di un dna a prova di stilettate tosco-statunitensi.
Ha vinto uno scudetto ma non se l’è tenuto per sé, l’ha immediatamente condiviso come dimostrato dalla dedica del 17 giugno di 18 anni fa subito dopo aver battuto all’Olimpico l’amico Gigi Buffon, allora portiere del Parma. E’ vostro, è vostro… il suo urlo dal campo un attimo dopo la prima delle tre reti tricolori. Francesco, del resto, da calciatore è sempre stato così: generoso come sanno esserlo soltanto coloro che amano distribuire il proprio sapere agli altri.
Ha costantemente condiviso la sua arte con il prossimo, con i compagni, con la società, con la tifoseria. E’ stato, anzi è amato come nessun altro esattamente per questo: per aver regalato gioie con giocate da Totti, non da tutti. Ha scritto la storia della Roma sistematicamente in positivo, battendo tutti i record che poteva battere ed entrando così di diritto tra gli Intoccabili. Venticinque anni di anni di vita a due colori, e sempre con il sorriso sulle labbra. Anche con una gamba spezzata in due e un pezzo di ferro a tenergli ancora oggi dritta la tibia.
Ha fatto ridere tanto e pure piangere tantissimo, come accaduto a fine maggio di due anni fa. Si era illuso che quello fosse il momento più triste della sua convivenza in Casa Roma, invece si sbagliava. Il peggio, come nei più deludenti film prodotti a Boston, doveva ancora arrivare. Ci hanno pensato in due a ricordarglielo, confezionando un regalo che non avrebbe mai voluto ricevere. E che adesso Francesco terrà lì, in attesa di poter tornare a casa.
FONTE: Il Messaggero – M. Ferretti