Gianluca Petrachi evita di sorridere. Quando accade, durante la sua corposa presentazione, è per educazione. La partenza è di forte impatto, bisogna riconoscerglielo. Si è calato alla perfezione nella realtà giallorossa. Meglio di chi l’ha preceduto, recentemente e in passato. Sulla Roma di questi tempi non c’è da scherzare. Non se lo può più permettere nessuno, dentro e fuori Trigoria.
Il nuovo ds ha annunciato che sarà l’anno zero. Così ha proposto gli ingredienti migliori per dare sapore alla stagione che verrà. Ha usato la dose di sufficiente sincerità per spiegare il suo lavoro. E l’ha unita a quella più robusta della necessaria determinazione per svelare il suo metodo.
«Non guardo in faccia nessuno», concetto che ha utilizzato, durante la conferenza stampa, solo per il suo amico Antonio Conte. Oggi sono distanti, ma restano uno accanto all’altro, cioè sempre vicini e coerenti, nel comportamento. Loro trattano ogni interlocutore allo stesso modo. Non solo l’avversario, anche chi li accompagna nella vita quotidiana. Accettano solo gente affamata. Non di euro. Di successo. Ecco che impongono la Regola. Una. Ampia, però. Dentro c’è il rispetto, la disciplina, la fatica, l’ambizione e il senso d’appartenenza.
Sono i mattoni per la ricostruzione della Roma. Li ha messi in piazza (e per la piazza) Petrachi che si è preso la responsabilità di voltare pagina. Non ha fatto il fanatico, sentendosi il migliore prima di scendere in campo. Non ha promesso il trofeo, piccolo o grande che sia, assente dalla bacheca giallorossa da 11 anni. Ha garantito qualcosa di più significativo.
Sarà lui, in pubblico e in privato, a difendere la Roma, lasciata sola da chi non è riuscito ultimamente a governarla, scambiando spesso il ponentino con la tempesta (e viceversa). Muso duro del ds davanti ai giocatori di oggi e di domani. Stesso atteggiamento con procuratori e ovviamente club. Stop a ricatti e furbate. La missione non è impossibile. Ma solo perché qui finalmente è arrivato chi non accetta di farsi prendere a schiaffi da chiunque passi per Trigoria.
FONTE: Il Messaggero – U. Trani