Qualche anno fa spopolava l’imitazione di Maurizio Crozza con Elio e le Storie Tese di un signore di Fusignano, un comune da ottomila abitanti in provincia di Ravenna, che aveva cambiato il calcio, Arrigo Sacchi. Umilté, intensité, straordinéria. Umiltà e intensità. Profilo basso e ambizione. Questo emerge dai primi giorni di allenamento a Trigoria sotto l’egida di Fonseca, tecnico portoghese quarantacinquenne, nato in Mozambico, che seppur tutt’altro che imparentato con il buon Arrigo (che l’adolescente Paulo avrà certamente seguito in tv ai tempi del grande Milan) può essere senza dubbio annoverato, tra “risultatisti” e “giochisti”, in quest’ultima parrocchia, cioè la stessa dell’ex ct.
Così Fonseca, l’uomo nuovo al comando, che sta vivendo una simbiosi di idee con il ds Petrachi (anche ieri presente a Trigoria per la sessione mattutina), sta catalizzando, com’era prevedibile, tutte o quasi le attenzioni dei media e dei tifosi in questi primi giorni del ritiro della Roma. Con le sue grida, i suoi fischi, la sua motivazione. «Resterà solo chi ci crede», ha detto alla squadra e in conferenza stampa, quando si è insediato. Credere nell’intensità è il messaggio, innanzi tutto. Ed è quello che si è visto al “Fulvio Bernardini” in una mattinata neanche troppo calda di luglio, quando il tecnico ha aperto per mezz’ora la porta del suo bunker e concesso alla stampa di dare un’occhiata al proprio lavoro.
È entrato in campo, ha salutato i giornalisti assiepati in terrazza, ha dato il via al riscaldamento della squadra e poi ha iniziato il suo balletto. Sì, fisicamente. Ha accompagnato il ritmo degli esercizi, in particolar modo di un torello stretto a un tocco (la squadra era stata divisa in due gruppi, uno seguito dai suoi collaboratori, uno direttamente da Fonseca, che poi si sono scambiati), che allena la reattività, con battiti di mani e tanti «vamos!» e «press!». Una caciara.
FONTE: Il Romanista – G. Fasan
https://youtu.be/er6LeJidsiM