(…) 24 maggio 2017: Svezia, Solna, esterno notte. Finale di Europa League tra Ajax e Manchester United. Gli inglesi sono in vantaggio per 1-0 quando, da palla inattiva, un colpo di testa di Smalling smarca Henrikh Mkhitaryan che segna in semirovesciata. È il 2-0, la coppa va agli uomini di Josè Mourinho (…).
Se credete ai buoni auspici, il d.s. Petrachi potrebbe aver fatto un ottimo lavoro, visto che ha aggiunto al gruppo anche Nikola Kalinic, con cui aveva già l’accordo da giorni. Ma il vero colpo a sorpresa è stato Mkhitaryan. D’altronde, la certificazione in qualche modo arriva anche dal nome dell’agente, che è quel Mino Raiola – ieri rimasto a Trigoria fino a tardi – specializzato nello scovare talenti (…).
Henrikh sembra uomo non banale, visto che parla sei lingue ed è anche laureato. Tra l’altro, il neo giallorosso è anche figlio d’arte, perché suo padre Hamlet giocò in Armenia, Russia e Francia (oltre che in Nazionale), prima che un tumore lo portasse via a soli 33 anni (…). A 13 anni, poi, è andato anche in Brasile per uno stage «in cui ho affinato la tecnica». Risultati eccellenti, che adesso gli consentiranno di giocare da esterno sinistro, con licenza di accentrarsi e segnare, oppure da trequartista, con possibilità di mandare in porta Dzeko.
«È l’inizio di un nuovo capitolo – dice il ragazzo a Roma Tv –. Farlo qui è fantastico, sono certo che questa squadra possa raggiungere grandi traguardi. Farò del mio meglio per adattarmi velocemente e aiutare la squadra a raggiungere gli obiettivi. Segnare ti fa sentire bene, ma anche aiutare la squadra a farlo. La cosa più importante è vincere la partita (…).Ora sono impaziente di lavorare con Fonseca. Penso che abbia idee valide (…)».
FONTE: La Gazzetta dello Sport