(…) Da quando è tornato a casa, nell’estate del 2012, dopo la cessione con diritto di riscatto al Crotone, Florenzi si è messo a disposizione di tutti e sette gli allenatori che ha avuto in giallorosso dall’inizio dell’era statunitense, e nel «tourbillon» di sistemi di gioco e idee tattiche ha dovuto metabolizzare, quasi sempre la sua collocazione l’ha trovata, persino in contesti assai diversi tra loro. (…)
Da esterno d’attacco di destra a terzino di spinta il passo (apparente) sembra breve, ma poi la facilità di corsa e di calcio gli hanno consentito anche un buon rendimento, alla bisogna, anche sulla fascia opposta, cosa che a tanti suoi colleghi riesce profondamente indigesta. Ma naturalmente non finisce qui.
Florenzi ha piedi e tempi d’inserimento che gli hanno reso possibile (però in un 4-3-3 oppure in un 3-5-2) di cavarsela anche come mezzala, ruolo ricoperto anche in azzurro. Ma il trasformismo non finisce qui, perché un paio di stagioni fa si era materializzata anche la tentazione di vederlo trequartista. Diciamo un ruolo alla Perrotta, che però non ha avuto seguito. (…)
Dimenticato il paragone con l’inimitabile Dani Alves – che onestamente non gli ha portato neppure troppo bene – adesso Florenzi si è riscritto al club dei terzini, anche se a pochi minuti dall’ultimo derby (prima che Zappacosta s’infortunasse) sulla distinta consegnata al mondo era già indicato come esterno sinistro d’attacco.
Poi il destino ha deciso diversamente e, in attesa che l’ex del Chelsea torni disponibile e Spinazzola scrosti via la ruggine del rientro, è assai probabile che anche contro il Sassuolo la corsa del capitano ricominci dal basso, cioè dal ruolo di terzino destro. A quel punto dovrà essere la concorrenza a scalzarlo, tanto più che l’investitura a capitano sembra averlo motivato in modo particolare. (…)
FONTE: La Gazzetta dello Sport