Finalmente l’ala Justin. Quella che i tifosi sperano di vedere già l’anno scorso, ma che inevitabilmente necessitava di essere un po’ sgrezzata: un diamante su cui lavorare, giovane e proveniente da un campionato – quello olandese – totalmente differente rispetto alla Serie A. Le metamorfosi di Kluivert da brutto anatroccolo a cigno sono ancora in corso, ma la crescita è sotto gli occhi di tutti, anche dei più distratti. l’anno scorso, sia con Di Francesco sia con Ranieri, appariva spaesato: la buona volontà c’era, ma all’atto pratico il ventenne di Zaandam non riusciva a incidere con costanza. Salvo rare eccezioni, dava l’impressione di un talentuoso prospetto in attesa di sbocciare.
L’arrivo di Paulo Fonseca ci ha consegnato un Justin totalmente diverso: devastante in velocità, bravissimo a dribblare e saltare l’uomo, generoso in alcuni ripiegamenti difensivi, più spietato davanti al portiere avversario. Il tecnico portoghese ha puntato fin da subito sull’estro e la sfrontatezza (tecnica, s’intende) dell’ex Ajax. Lo testimoniano anzitutto i numeri: quattro presenze su quattro gare, sempre da titolare, per un totale di 326′ giocati. Nella passata stagione aveva raggiunto lo stesso minutaggio l’11 novembre.
Eppure la fiducia di Fonseca non basta a spiegare il cambiamento radicale del figlio di Patrick. Oltre ai dettami tattici del portoghese, che chiede ai suoi esterni d’attacco di accentrarsi molto e di essere perennemente nel vivo del gioco, la differenza sta anche nell’atteggiamento, collettivo e dei singoli. Si lotta tutti insieme, sulla base del concetto di “mutuo soccorso” predicato da Capitan Florenzi proprio alla vigilia della sfida con il Basaksehir. E Justin, che nella scorsa stagione aveva evidenziato qualche lacuna in tal senso, comincia a capire le esigenze del calcio italiano. (…)
FONTE: Il Romanista – L. Latini