A quanto pare Atalanta-Roma non può essere una partita normale, per gli ultrà: la rivalità resta feroce, tra le due tifoserie. Già durante la sfida al Comunale di Bergamo, ieri, si era capito che qualcosa non andava: subito dopo il vantaggio giallorosso, al 40’, una bomba carta è stata lanciata in campo dal settore riservato agli ospiti. Con De Rossi che ha sentito il bisogno di andare a tranquillizzare i sostenitori più caldi. Ma non è bastato. A partita finita gli ultrà hanno riproposto un film già visto, dalle parti dello stadio di Bergamo. Protagonisti, stavolta, i giallorossi: un plotone di circa 200 romanisti, una volta lasciata la curva sud del Comunale travolgendo quattro steward, leggermente feriti, ha sferrato il suo attacco alla polizia, tentando di sfondare le cancellate della zona di prefiltraggio. L’obiettivo, piuttosto chiaro, era arrivare allo scontro con un gruppo piuttosto folto di atalantini che, dopo il match, aveva iniziato a radunarsi fuori da un bar, punto di riferimento per la tifoseria organizzata nerazzurra.
Sotto un cielo ormai buio gli ultrà giallorossi hanno acceso una serie di fumogeni, per tentare di confondere le forze dell’ordine. Poi è iniziato il lancio fitto di bottiglie e pietre, seguito dall’assalto ai poliziotti con mazze e cinture in mano. Un agente è rimasto ferito, ma non è in condizioni gravi. La polizia ha reagito: l’attacco ultrà è stato contenuto, nessuno è uscito dall’area dello stadio, tra romanisti e atalantini non c’è stato contatto. Anzi, prima di rispedire sui pullman tutti i supporter ospiti usciti dalla curva sud, la questura ha voluto identificarli tutti, filmando con una telecamera sia i volti sia il documento d’identità di ognuno: immagini di 400 persone diverse, ben oltre il numero di chi ha partecipato al tentativo di scontro. Un lungo tardo pomeriggio piuttosto tipico, quindi, per un’Atalanta-Roma. Nel 2014 erano stato un plotone di circa 100 atalantini, poco lontano dallo stadio, a utilizzare contro la polizia anche bombe carta cariche di chiodi e bulloni.