Ritorno al passato. E per una volta, le sensazioni sono poco piacevoli. Perché quattro panchine consecutive possono essere nulla, se sei convinto che prima o poi tornerai padrone del tuo ruolo. Ma anche il prologo di una crisi, se il tecnico nella posizione che ormai senti tua («Mi sento terzino», 1 ottobre 2018) con l’infortunio di Zappacosta ti preferisce sia Spinazzola (acquistato inizialmente per giocare a sinistra), Santon (a Udine) o Cetin, di professione centrale, con tanto di motivazione: «Mi serviva difendere bene» (post-gara con il Milan, 27 ottobre). Tradotto: non solo non più titolare ma nemmeno seconda scelta.
DUTTILITÀ DI TRAVERSO – Florenzi sembra quasi costretto a riavvolgere il nastro. E tornare così ai primi periodi in giallorosso quando poteva/doveva far tutto ma non era specialista in nulla. Terzino, interno in mediana, alto a destra o a sinistra nel tridente, che fosse 4-3-3 o 4-2-3-1, Alessandro pur di giocare rispondeva sempre presente. E scherzando, ma non troppo, ricordava «di essere bravo anche in porta». Una duttilità che alla lunga sta diventando un boomerang. Perché alla fine non è diventato «meglio di Dani Alves» (copyright Sabatini), non s’è affermato come pensava Zeman da intermedio e nemmeno come esterno offensivo, come lo vedeva inizialmente Garcia. Singolare che questo boomerang arrivi nella stagione nella quale è diventato capitano. E in quella dove ha ottenuto, dopo un periodo difficile, l’apporto della Curva Sud, lo scorso 25 agosto.
QUEL GOL SBAGLIATO – Il Monchengladbach per Florenzi potrebbe rappresentare uno spartiacque. Sia nella prestazione che nel ruolo. La domanda è d’obbligo: dove lo vede Fonseca? Di questo ed altro il calciatore ha parlato lunedì con il tecnico, venendo rassicurato: presto sarà di nuovo coinvolto. In attacco, però, la Roma è in overbooking, con Perotti pronto a far rifiatare uno dei trequartisti (e Mkhitaryan disponibile dopo la sosta). Resta più scoperto il ruolo di difensore, soprattutto in un momento di iper-attività. Tra l’altro domani Alessandro avrebbe qualcosa da farsi perdonare. Nell’1-1 dell’Olimpico, prima dell’abbaglio di Collum, quella palla a tu per tu con Sommer, grida vendetta. Chissà, vedendo i compagni giocare, quante volte ci ha pensato? Ora, ha l’occasione per voltare pagina.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina