Sempre uguale a se stessa. Nel bene – quando entusiasma, diverte e dilaga e nel male. Perché paradossalmente il problema non è perdere a Bergamo dove prima della Roma erano già cadute Napoli e Inter. Ma perdere dopo aver dato la sensazione di avere la partita in pugno. All’improvviso arriva il blackout. Nel gioco, nelle idee e nelle gambe che porta, in giornate-no come quella di domenica scorsa, a subire delle rimonte inaspettate. Che con il passare del tempo tanto inattese non sono nemmeno più. In questa stagione siamo già arrivati a quota 5 in 19 gare (Porto, Cagliari, Austria Vienna, Plzen e Atalanta). Praticamente una partita su quattro. Una percentuale altissima (26%), superiore addirittura a quella che voleva Spalletti, nella sua esperienza in giallorosso sino a giugno scorso, esser stato recuperato 34 volte in 245 partite (14%). Ora sono diventate 39 in 264 (15%). Troppe per appellarsi alla casualità.
ROSA OFFENSIVA Negli ultimi tempi Lucio ha fornito un’interessante chiave di lettura per provare ad analizzare gli alti e bassi della squadra: «Noi dobbiamo essere bellissimi per portare a casa i tre punti. Ma si può essere anche bravi e non bellissimi per vincere le partite». Il discorso del tecnico non può riguardare la personalità perché vien da sorridere se si accusa calciatori del calibro di De Rossi, Manolas, Strootman e Nainggolan di esserne sprovvisti. Il problema, allora, forse va rinvenuto nelle caratteristiche tecniche della rosa più che in quelle caratteriali e nell’eventuale ricerca a gennaio di calciatori utili in quest’ottica. In mediana, ad esempio, la Roma utilizza Nainggolan come trequartista, De Rossi e Strootman che si alternano tra regia e interdizione con Paredes pronto a subentrare sia per affiancare Daniele (e dar luogo ad un modulo con il doppio play) oppure per sostituirlo. Domanda lecita: chi sono i sostituti del belga e dell’olandese? Non si tratta chiaramente di trovarne di pari valore ma di avere giocatori con caratteristiche tecniche analoghe ed eventualmente più difensive. Appare evidente come nella rosa manchi all’appello almeno un altro incontrista, anche di secondo piano, pronto – quando la squadra è stanca e arranca – ad arginare la manovra avversaria. Per intenderci: il Medel o il Rincon di turno.
LA FILOSOFIA Una filosofia, quella di costruire una squadra fatta (quasi) esclusivamente di calciatori propositivi e offensivi, portata avanti nell’ultimo quinquennio dall’ex ds Sabatini e sposata in estate da Spalletti. Non solo in mediana ma anche in altri ruoli. Sulla fascia destra difensiva, ad esempio, la Roma ha Florenzi e Peres, due ali. La Juventus, Dani Alves ma poi l’alter ego difensivo dell’ex Barça è Lichtsteiner. Se Allegri, quindi, una volta in vantaggio vuole coprirsi, può inserire lo svizzero e togliere il brasiliano, regalando così più equilibrio alla squadra. Diverso il discorso per Lucio che quando vuole difendersi togliendo Peres o sposta nel ruolo Florenzi, omologo tecnico dell’ex granata, oppure è costretto a ripiegare su Ruediger, un centrale. Analisi che si può estendere anche all’attacco dove sugli esterni la Roma ha soltanto calciatori che puntano la porta, poco propensi al rientro. Se bisogna quindi attaccare, è l’optimum. Quando bisogna difendersi, invece, diventa più difficile. E le rimonte sono dietro l’angolo.