Il primo snodo si avvicina. E non promette nulla di buono. La Procura Figc sta andando a fondo nell’indagine su Gianluca Petrachi, che rischia il deferimento ed eventualmente la squalifica se venisse dimostrato che ha iniziato a lavorare per la Roma da direttore sportivo quando era ancora sotto contratto con il Torino. La vicenda è nota e nasce dalla gaffe in conferenza stampa dello stesso dirigente che si è trasformata in una sorta di auto-denuncia, quando commentando la trattativa poi saltata con l’Inter per Dzeko parlò di un incontro avvenuto «a maggio».
Dichiarazioni riportate da vari giornali, tra cui il quotidiano torinese «Tuttosport» il cui articolo è stato utilizzato nella segnalazione alla Procura provenuta direttamente dall’ufficio del presidente federale Gravina. Il fascicolo è stato aperto lo scorso 27 settembre, Petrachi è stato ascoltato il 21 ottobre e nel frattempo sono stati sentiti anche dirigenti del Torino, dell’Inter e alcuni agenti come potenziali testimoni. La novità riguarda l’acquisizione da parte dei procuratori Figc dei contratti di cessione dei giovani Freddi Greco e Bucri dalla Roma al Torino.
I due ragazzi sono stati infatti girati gratuitamente ai granata nell’ambito di un «gentlemen agreement» tra Cairo e la dirigenza giallorossa, che aveva come scopo proprio quello di liberare Petrachi dal vincolo contrattuale fino al 30 giugno 2020 che il patron granata non voleva sciogliere per «ripicca»: solo dopo il doppio trasferimento, il 25 giugno Cairo ha dato il suo ok.
Dai documenti inviati dalla Lega di Serie A in Procura sì evince come non ci sia stato passaggio di denaro fra le due società: entrambi i contratti – firmati dal Ceo Fienga per i giallorossi e dallo stesso Cairo per conto del Torino – non prevedono compensi né alla Roma né agli agenti e solo nel caso di Freddi Greco è stata inserita una clausola che prevede una percentuale del 30% spettante al club di Pallotta in caso di futura rivendita del calciatore.
Il ragazzo, nel giro delle nazionali giovanili, è stato quindi di fatto «regalato» e anche di questo è stato chiesto conto a Petrachi durante l’interrogatorio in Via Campania. Il sospetto degli inquirenti è che sia stato lo stesso dirigente a definire la trattativa col club da cui si era dimesso, confermando di fatto che era già insediato a Trigoria. L’ex ds torinista ha negato questo e gli altri addebiti durante l’audizione, spiegando che il caso
nasce da una sorta di «persecuzione» che Cairo avrebbe attuato nei suoi confronti.
Le prove a sostegno della presunta violazione del regolamento dei direttori sportivi (articolo 7), però, non mancano, come ad esempio la presenza dello stesso Petrachi la sera del 4 giugno a Fiumicino di ritorno insieme a Fienga da un viaggio a Madrid dove la Roma si accordò con Fonseca. «Il famoso incontro» lo ha definito Petrachi in tv nel pre-partita dell’ultima gara a Parma, rischiando una nuova gaffe, cosa che ha creato non pochi imbarazzi a Trigoria.
I tempi per la chiusura dell’indagine scadono martedì 26 novembre, mala Procura può chiedere una proroga. Petrachi, assistito dall’avvocato della Roma Antonio Conte, non ha per ora chiesto il patteggiamento. In caso di deferimento, assai probabile, verrà rinviato al giudizio del Tribuna Federale e anche durante l’eventuale processo potrà chiedere di patteggiare la pena. Sulla carta, rischia la squalifica di qualche mese. Sarebbe un danno d’immagine e di natura pratica per la Roma, che a sua volta va incontro a una multa salata.
FONTE: Il Tempo – A. Austini