Come nasce il rapporto che ti lega a Lippi e come è cambiato dopo l’infortunio che ha messo a rischio il tuo mondiale del 2006?
“I miei ricordi nei suoi confronti sono tutti positivi, oltre ad aver conosciuto un grande allenatore ho conosciuto un uomo spettacolare, un padre. Dopo l’infortunio ha cercato di ridarmi la voglia, ha fatto scattare qualcosa nella mia testa. Le parole che mi ha detto durante gli allenamenti a Coverciano, quello che mi faceva fare. C’era una sintonia diversa rispetta a quella che ho avuto con molti altri allenatori. Vincere il mondiale è la cosa più bella, il coronamento di un sogno, ma c’era qualcosa di più. Con lui un rapporto che va oltre il calcio”.
Le partite a carte con Gattuso? “Non ci siamo detti nemmeno una parola (ride, ndr), ma la notte della finale abbiamo fatto le sei a giocare”.
Sei il simbolo più importante della storia della Roma, come hai fatto ad integrarti con Lippi che invece era un simbolo della Juventus? “Semplice, eravamo in Nazionale e pensavamo solo a quella. Non si pensava alle squadre di club. L’unione faceva la nostra forza, l’unico obiettivo era quello di portare l’Italia più avanti possibile. La voglia che abbiamo mostrato ci ha portato sul tetto del mondo. Alla fine eravamo un unico club, quello italiano e siamo diventati campioni”.
Se Lippi avesse allenato la Roma i giallorossi avrebbero vinto di più? È più importante un allenatore preparato tatticamente o il rapporto umano che ha con i calciatori? “Quando alleni una grande squadra sei un grande allenatore. Quello che serve ad un gruppo è essere aiutato a star bene, tranquillo. Quando hai i campioni in squadra fare l’allenatore è tutto più facile. Lippi lo ha sempre fatto. Per me lui non è venuto alla Roma perché non c’era la squadra per vincere”.
Quando torni alla Roma? E come procede l’attività che stai cercando di portare avanti di procuratore e talent scout? “Sto iniziando questo nuovo percorso ma è ancora tutto da definire. Vorrei far crescere giovani italiani e stranieri e portarli più in alto possibile. Vorrei dar loro una mano a capire la realtà calcistica. Penso di aver esperienza da vendere da questo punto di vista. Questo lavoro è soprattutto nello scouting, poi lavorare con giocatori già esperti mi aiuterebbe a crescere ulteriormente”.
Come va con Zaniolo, che abita in una casa di tua proprietà?
“Faccio una battuta se no pensano male: in quella casa ho messo Alisson, che è diventato il portiere più forte del mondo, e Zaniolo, che da quando ci abita ha cominciato a fare gol. Fate voi (ride, ndr)”.
Come vedi tuo figlio Christian? “Una cosa che mi piace di lui è che è appassionato di calcio. Quando fai una cosa che ti piace la fai con un altro spirito e lui mi ha fatto capire che questo è il suo percorso. Con lui sarei obiettivo se dovessi dirgli che il calcio non fa per lui. È un buono, io non ero cattivo ma ero più paraculo”.
Che succede se Friedkin prende la Roma e capisce che è indissolubilmente legata a te? Potresti tornare? “Ho un carattere abbastanza forte, permaloso, rosicone. Quando prendo una strada la porto a termine in tutto e per tutto. Se venisse qualcuno a chiedermi di tornare alla Roma mi metterebbe in difficoltà, ma direi di no. Devo rispettare la decisione che ho preso. Voglio fare una nuova esperienza. Spero che questo americano possa venire. Spero che la Roma possa tornare ad alti livelli con un presidente che metta tanti soldi e vinca tutto quello che si può vincere, senza nulla togliere a Pallotta”.
Ti dispiacerebbe vedere Zaniolo con la 10? La meriterebbe?
“Io per il bene di Zaniolo smetterei di fare i paragoni con me. Se continuerà così, e spero che lo faccia, meriterà tutto quello che il calcio può riservare. Cerchiamo di lasciarlo crescere, è ancora giovane. Ha capito la mentalità romana, e spero che possa rimanere a Roma il più possibile anche se penso non sarà così”.
Potrebbero venderlo? “Potrebbero, sì, poi da qui a giugno può succedere di tutto. Poi noi (Totti e De Rossi, ndr) eravamo romani e romanisti”.
Pensi che il tottismo abbia creato problemi a te e alla Roma? “Avercene di Totti in squadra. Penso che i problemi li creavano i giornalisti o alcuni tifosi che remavano contro Totti o contro la Roma. Io giocavo solo per la Roma, anche con una gamba sola. Non permetto a nessuno di dire che Totti abbia messo se stesso al bene del club”.
Nella tua nuova avventura inglese c’entra qualcosa Franco Baldini? “Io collaborerò da solo. Sarò con la mia società e basta, nessun intermediario”.
FONTE: Radio Radio