«No, non torno. Nemmeno con Friedkin». Coerente e giallorosso, come sempre e da sempre. Ieri, oggi e domani, è Francesco Totti. Che azzera il sogno di chi, con il possibile cambio di proprietà, si augura di rivederlo dentro Trigoria, operativo e magari anche stimato e coccolato. Se è (e sarà ancora) a stelle&strisce, la Roma proprio gli non piace. Anzi, non la riconosce come tale. Senza togliere niente a chi c’è adesso e a chi può presto arrivare a gestirla.
Niente da fare, insomma. L’ex capitano, lasciato a giugno l’incarico da dirigente (e 3 milioni di euro sul tavolo), non fa marcia indietro. Non si ingolosisce neanche quando rivolge lo sguardo al cielo cupo sopra la società che sembra improvvisamente gonfio di pioggia di milioni (di dollari) del potenziale acquirente californiano, spostatosi mercoledì a Londra, dopo il soggiorno nella capitale (con visita al Bernardini), per riunirsi con i manager del suo advisor Jp Morgan e pianificare con loro le prossime mosse per prendersi il pacchetto di maggioranza. A metà dicembre il nuovo step, cominciando dai 130 milioni (su 150) dell’aumento di capitale.
PRESA DI POSIZIONE – L’intervista fa rumore. Proprio per la chiarezza del protagonista, invitato da Radio Radio, nella trasmissione FoodSport, all’orario giusto: metà pomeriggio, alle 17. La gente, uscendo dal posto di lavoro, viene accompagnata a casa dalla simpatia di Totti. Che, e non è una novità, sa dare spettacolo anche con le parole come ha sempre fatto con le giocate. Intrattenitore, in questo caso. A lui si sovrappone la voce di chi gli ha voluto bene e davvero: Marcello Lippi che la scorsa settimana ha dato le dimissioni da ct della Cina e che nel 2006 alzò la Coppa del Mondo insieme con il numero 10. Francesco, al momento di dare la risposta più attesa, quasi mette in imbarazzo chi gli ha appena posto la domanda.
Se Friedkin lo chiama… La replica è inequivocabile, anche perché è consapevole di non essere una priorità per il californiano. È come se avesse capito che non è intenzione del possibile nuovo acquirente di coinvolgerlo: «Ho un carattere abbastanza forte, permaloso, rosicone. Quando prendo una strada la porto a termine in tutto e per tutto. Se venisse qualcuno a chiedermi di tornare alla Roma mi metterebbe in difficoltà, ma direi di no. Devo rispettare la decisione che ho preso. Voglio fare una nuova esperienza. Spero che questo americano possa venire, ma ne dubito»
PREVISIONE INQUIETANTE – «Una volta che metti le mani dentro capisci che cosa c’è nella Roma. Io ne so qualcosa. E, comunque, mi auguro per i tifosi che la società possa tornare ad alti livelli con un presidente che metta tanti soldi e vinca tutto quello che si può vincere, senza nulla togliere a Pallotta». Totti non regala ottimiso. Ecco perché protegge Zaniolo. Ma sa che potrebbe non bastare.
Lo vede già in partenza: «Io per il suo bene smetterei di fare i paragoni con me. Se continuerà così, e spero che lo faccia, meriterà tutto quello che il calcio può riservare. Cerchiamo di lasciarlo crescere, è ancora giovane. Ha capito la mentalità romana e spero che possa rimanere a Roma il più possibile anche se penso non sarà così. Se Zaniolo continuerà così meriterà tutto il bene nel calcio. Spero che possa rimanere più a lungo possibile anche se per me non sarà così. Potrebbero venderlo, poi non so se da qui a giugno possa succedere qualcosa a livello societario. Lui è un giocatore papabile. La differenza con me e De Rossi? Che noi eravamo anche romani e romanisti».
A Nicolò ha affittato casa: «Lì ho messo prima Alisson che è diventato il portiere più forte del mondo. E adesso Zaniolo che da quando è entrato là dentro ha cominciato a fare gol».
DOSE DI VELENO – Francesco non dimentica come è stato trattato negli ultimi anni della carriera. «Avercene di Totti in squadra. Penso che i problemi li creavano i giornalisti o alcuni tifosi che remavano contro Totti o contro la Roma. Io giocavo solo per la Roma, anche con una gamba sola. Non permetto a nessuno di dire che Totti abbia messo se stesso davanti al bene del club». Il futuro è la Stellar Group, agenzia inglese con cui cercare talenti per metterli su mercato. Scouting, dunque. Ma nella nuova avventura a Londra, nessun contatto con Baldini che vive lì: «Collaborerò da solo. Sarò con la mia società e basta, nessun intermediario».
FONTE: Il Messaggero – U. Trani