Chris e Romelu hanno scelto di lasciare Manchester, come fu qualche anno fa per Dzeko, che poi a Roma ha cominciato una, e pure brillante, seconda vita. La Premier era diventata troppo grande per loro, l’aria che si cominciava a respirare stava diventando un po’ pericolosa, c’era aria di esclusioni, di un ciclo che si stava esaurendo: Smalling e Lukaku non rientravano nei piani dello United, quindi meglio cercar fortuna altrove: il difensore giallorosso lì era praticamente cresciuto (dieci anni di fila, con la maglia rossa dello United), il belga doveva cominciare il terzo anno.
SVOLTA – Ecco che il ds della Roma, Gianluca Petrachi, dopo aver corteggiato Lovren ha colto l’occasione Smalling, e dall’altra parte, Piero Ausilio, ha accontentato Conte, pagando Lukaku al Manchester fior di milioni, 65 più bonus. La Roma non ha speso, l’Inter sì, alla fine sono entrambe più che soddisfatte, e alla fine lo è stato anche il Manchester. Chris e Smalling sono amici, sono stati avversari, compagni di squadra, oggi ancora amici e di nuovo avversari venerdì a Milano.
Le strade si sono separate in estate, dopo aver vissuto una tournée con il broncio, dopo aver capito che per loro, allo United, c’era davvero poco spazio in futuro. Venerdì toccherà a Chris tenere d’occhio il suo amico gigante Lukaku, come ai tempi in cui il belga vestiva la maglia dell’Everton. Sfide accese, fisiche. Si era pure più giovani. Per la Roma a San Siro sarà l’esame di maturità per la difesa, Smalling è suo il docente e il migliore studente: da quando è titolare, la Roma ha incassato solo sei reti su azione.
Chris è quello che ha cambiato l’assetto difensivo (con l’ottimo supporto di Mancini, ormai sono una coppia di fatto: Lecce, Cagliari, Sampdoria, Brescia, Basaksehir e Verona sono le sei partite in cui sono stati schierati entrambi al centro della difesa, incassati due gol, con una media di 0,33 a partita, quando non sono insieme, è tutto diverso, gli expected goal – calcolati con un algoritmo – passano da 1,3 a 0,67). Non a caso la squadra di Fonseca, da che imbarcava gol, dal mese di ottobre viaggia come migliore difesa del campionato. Nelle ultime nove partite, sei reti incassate, l’Inter ne ha presi il doppio.
L’ESORDIO – Chris ha esordito in A nella sfida contro l’Atalanta e da quel momento ha giocato dieci partite in A e tre in Europa League, tutte da novanta minuti. Fonseca lo considera imprescindibile, Dzeko gli ha addirittura donato per qualche minuto la fascia da capitano, a lui che non è nemmeno definitivo nella Roma. Come noto, il Manchester lo ha solo prestato ai giallorossi: servono quindici-diciotto milioni di euro, più un solido – scontato – contratto a lui che, a quanto pare, ha voglia di restare qui e a trent’anni ha pure la necessità di ottimizzare.
La prova della difesa a San Siro contro l’attacco dell’Inter, che è niente male, e non prevede solo il suo amico Lukaku, che fino a oggi conta dieci gol in campionato (e uno in Champions). Lautaro è il compare del belga, otto reti in A e cinque in Champions: l’Inter ne ha segnati 31, quindi c’è lavoro per tutti, non solo per Smalling, insomma.
VOCI CONTRO IL RAZZISMO – Con Lukaku c’è unione forte pure nella lotta contro il razzismo. Sono due attivisti. Pronti a uscire dal campo in caso di insulti. «So che sarebbe una decisione difficile, perché deluderemmo i tifosi che non c’entrano nulla, ma penso che prima o poi sarà necessario fare qualcosa. Forse così si può spingere le autorità ad agire più velocemente. Purtroppo prima di poter vedere un vero cambiamento deve succedere sempre qualcosa di grave, questo è vero in tutti gli ambiti, ma io credo che finché non ci sono sanzioni davvero severe, ci avvicineremo sempre di più allo scenario in cui i giocatori abbandonano il campo. Se un giocatore viene preso di mira, allora la squadra deve unirsi intorno a lui, e così sarà», il pensiero dell’inglese. Lukaku condivide.
FONTE: Il Messaggero – A. Angeloni