La resa dei conti. Dan Friedkin e James Pallotta sono arrivati al punto, decisivo della trattativa sulle quote di maggioranza della Roma, con relative tensioni e mosse strategiche. Le due diligence sono tutte concluse, lunedì sera sono stati spediti gli ultimi documenti per completare lo studio legale delle dodici società coinvolte nell’affare e l’offerta informale dell’imprenditore texano è stata recapitata al patron giallorosso. Ma dall’accordo di massima sul prezzo raggiunto all’inizio delle contrattazioni, non si è ancora arrivati all’intesa vera e propria.
Anzi. Secondo quanto risulta a Il Tempo, Friedkin considera eccessive le ultime richieste di Pallotta & soci e si aspetta uno sconto per chiudere il deal. Altrimenti si entrerebbe in una fase di stallo deleteria per ogni trattativa. La differenza non sarebbe enorme, nel giro di qualche decina di milioni di euro. Insomma l’acquirente ha ripassato la palla al venditore, ha dato la sua valutazione a tutti gli asset in ballo e ora si aspetta una risposta positiva all’offerta presentata.
Il gioco delle parti tipico di ogni business. Solo che in questo caso c’è una variabile in più: Friedkin, che metterebbe il figlio Ryan a gestire il club, vorrebbe certezze sull’approvazione finale dell’iter per la costruzione del nuovo stadio a Tor di Valle. Dal punto di vista amministrativo la situazione è finita nuovamente in un limbo di attesa: da una parte si aspetta che il patron di Eurnova, Luca Parnasi, e l’immobiliarista ceco Radovan Vitek concludano la compravendita – anche ieri si registra un incontro a Milano – dall’altra le trattative tecniche con il Campidoglio sono concluse.
Si aspetta solo che il sindaco Raggi annunci la fine dei lavori preparatori e l’avvio dell’iter che porterà al voto in Consiglio su variante e convenzione urbanistica. Gli uomini di Friedkin e lo stesso Pallotta attendono con ansia quel passaggio formale.
Sul dossier sono al lavoro decine di professionisti, tra avvocati e advisor. La contrattazione diretta avviene negli Stati Uniti ed è lì che si realizzerebbe il primo passaggio delle quote societarie: la controllante As Roma Spv LLC ha sede nel Delaware. Pallotta è
partito da una valutazione complessiva di 1 miliardo di dollari da cui vanno scalati circa 270 milioni di euro di debiti di As Roma, Friedkin vuole spendere meno ed è consapevole, qualora diventasse azionista di maggioranza, di dover coprire entro il 2020 un aumento di capitale già deliberato per un massimo di 150 milioni di euro.
Soldi che servirebbero a colmare le vecchie perdite, poi ci sarebbe la fase di rilancio. Sommando questa esigenza alle incertezze sui tempi dello stadio, chiede uno sconto. E adesso tocca a Pallotta decidere, pressato dai soci che vogliono uscire dal business giallorosso, mentre lui è più dubbioso.
Intanto la Roma perde la partita in Cassazione. Il club dovrà saldare un debito di imposta, oltre alle sanzioni, di quasi 4 miliardi di vecchie lire per omesso versamento dell’Iva sui compensi ricevuti, nel 2000, dalle altre società per le partite giocate in trasferta. Una vecchia storia, aspettando di decifrare il futuro.
FONTE: Il Tempo – F. Biafora