La svolta arriva con il derby del 3-3 del 29 novembre 1998…
«Il gol del 4-3 annullato a Delvecchio e la mia famosa frase Che te possino ammazza’, che m’hai annullato rappresentarono la svolta. Subito dopo sono stato nominato speaker dell’Olimpico».
Fu una decisione del presidente Sensi? «Sono infinitamente grato al presidente per la possibilità che mi ha dato. Lui non amava lo speaker che c’era allora, raccontavano fosse un tifoso della Lazio e che si divertisse a storpiare i nomi dei giocatori della Roma»
Il suo modo di presentare le formazioni è imitato da anni in tutti gli stadi italiani… «All’inizio arrivò anche qualche critica. Ma fu una cosa che personalizzai totalmente, me la sono cucita addosso».
In che senso? «Facevo la presentazione con i giocatori in campo. Arrivava fino a un secondo prima del calcio d’inizio. Poi intervenne Capello e decise di anticipare la formazione, perché secondo lui distraevo i giocatori»
Era vero? «Tutti loro mi giurarono che non era così. Ma per Capello tutto ciò che veniva fatto a Roma non andava bene».
La sua avventura di speaker dell’Olimpico si chiude alla fine della stagione 2004/05… «Il 5 marzo all’Olimpico arrivò la Juventus di Capello, Zebina ed Emerson. Io non li nominai, andarono solo le loro foto sul tabellone. I dirigenti della Juve chiesero la mia testa, che fu consegnata loro a fine stagione».
Cosa le dissero al momento dell’allontanamento? «Nulla. Lo seppi leggendo il Romanista»
Si deteriorano i rapporti con la famiglia Sensi? «Sì. Arrivammo al punto che nel giorno della camera ardente per Franco Sensi al Campidoglio, quando la signora Maria e Rosella Sensi mi videro si voltarono senza neanche salutarmi».
C’è qualcosa che ricorda con piacere del suo periodo da speaker? «Una cosa che mi regalò una grande soddisfazione fu l’impazienza di Shevchenko, prima di un Roma-Milan di entrare in campo solo per vivere la mia presentazione della formazione».
Qual è stato il gol più bello che ha raccontato? «Quelli dello scudetto 2001, e poi la doppietta di Totti contro il Torino quando è entrato dalla panchina con Spalletti»
La telecronaca più dolorosa? «Roma-Sampdoria 1-2 del 2010, la doppietta di Pazzini».
Riti scaramantici? «Divoro un cornetto Algida tra primo e secondo tempo».
Ha un punto di riferimento per le radiocronache? «Enrico Ameri. Aveva un senso innato del ritmo, un vero fenomeno».
Esiste un erede di Carlo Zampa? «Andrea di Carlo di Tele Radio Stereo, che è bravo e romanista vero».
FONTE: Leggo – M. Esposito