È stato il numero uno dell’Uefa, Ceferin, a criticarla fortemente…
“La risposta giusta a quelle parole l’ha data il presidente federale, quando dice che se tutto il mondo chiede di implementare i campionati con la tecnologia, non volerla è come darsi la zappa sui piedi”.
A Cosenza, nel boxing day di serie B ce ne sarebbe stato bisogno per convalidare un gol regolare all’Empoli. “Già, se ci fosse stata la goal line technology non ci sarebbe stato quell’errore clamoroso. A capire perché sia accaduto ci penserà ora il designatore. Da parte nostra non c’è altro da fare che chiedere scusa per l’episodio”.
È la conferma che anche in B la Var è diventata indispensabile… “E noi siamo pronti, basta che la Lega di Serie B ci dica su quali campi dare il via alla sperimentazione off line a partire dal girone di ritorno. Ci sono già quattro, cinque direttori di gara della Can B che si stanno preparando come Avar”.
E la Var Room, invece, quando sarà pronta? “Con il presidente federale confidiamo di dare il via alla fase sperimentale prima della fine del campionato, così da essere pronti al via della nuova stagione. A Coverciano si lavora intensamente per questo”.
Come funzionerà? “Ci saranno dieci postazioni, più due di riserva, proprio in previsione dell’introduzione del Var in serie B. Ogni fine settimana lavoreranno, in questa Var room, circa settanta persone, tra arbitri, tecnici e dirigenti”.
Crescerà anche la squadra dei “varisti”? “Certamente. Siamo partiti con Mazzoleni, Banti, Di Paolo e Nasca ma a fine stagione contiamo di allargare il numero di specialisti, arrivando nel giro di un paio di anni a 10 arbitri specializzati”.
Tra questi potrebbe esserci Rocchi, che a fine stagione smetterà? “Saranno il Comitato Nazionale e le commissioni tecniche a dirci quale può essere il ruolo di chi termina la carriera in campo. Non è detto che tutti diventino varisti, qualcuno sarà anche dirigente per un naturale ricambio negli organici”.
L’Uefa voleva Rocchi ancora in campo per una stagione, per portarlo all’Europeo 2020. “A noi non risulta. Nessuno ci ha detto che qualche nazione avrebbe portato due arbitri a Euro2020. Noi abbiamo puntato su Orsato, che è meritevole di avere questa possibilità, mentre altri l’hanno già avuta, e siamo felici che sia così. Se poi l’Uefa avrà bisogno di un secondo arbitro, può benissimo sceglierlo tra i 10 internazionali che abbiamo, tutti molto bravi”.
Quindi l’idea di una deroga non è mai nata.
Il discorso è chiaro a tutti, Rocchi compreso. Avendo già beneficiato di una deroga, sarebbe stato sbagliato concedergliene un’altra. Avrebbe significato non poter promuovere Maresca e dire ad altri che dietro ai big non ci sono arbitri di valore.
Il ricambio generazionale a livello internazionale, come aveva detto lei due anni fa, sta andando a compimento… “Sì, ed ha portato alla ribalta arbitri come Di Bello, Doveri, Fabbri, Guida, Mariani e Massa, che stanno facendo molto bene. E non dimentichiamo che a loro si accompagna gente esperta come Irrati e Valeri”.
Delle nuove leve, invece? “C’è un ragazzo che sta facendo molto bene ed è La Penna. Se continuerà così, presto diventerà anche lui internazionale”.
Sul piano femminile, non le sembra che l’Italia sia un po’ in ritardo? “Non credo che altri Paesi siano più avanti di noi. Il caso della francese Frappart è particolare: stava facendo molto bene e le è stata data un’importante opportunità facendole dirigere la finale della Supercoppa Europea. In Italia, già anni fa avevamo due donne assistenti in serie A e una direttore di gara in serie C, oggi nell’Aia ci sono 1700 arbitri donna in tutta Italia e una di loro dirige in serie C”.
Nel 2020 ci sarà il rinnovo delle cariche, Marcello Nicchi cosa farà? “C’è ancora tempo per parlarne. Ora dico soltanto che le norme mi consentono di restare alla guida dell’Aia. Ma saranno i presidenti delle sezioni e i delegati a deciderlo quando sarà il momento”.
Al 2020, invece, cosa chiede? “Che tanti operatori del settore continuino a dare supporto ai ragazzi, che hanno bisogno di una carezza, un abbraccio o una stretta di mano e non solo di essere ripresi quando commettono un errore. Ma anche che si parli sempre meno del Var, che ha evidenziato come tanta gente non conosceva i regolamenti: tante volte ci siamo sentiti rispondere, dagli addetti ai lavori, io non lo sapevo”.
Magari parlare nel dopo gara potrebbe aiutare? “È una tappa che fa parte del nostro percorso di crescita, e con la Var Room ci arriveremo, anche se lo faremo dopo n ogni partita. Ci dovrà però essere anche una crescita culturale da parte di tutti, perché non possiamo sentire allenatori che provano a scaricare le loro responsabilità sulla classe arbitrale”.
FONTE: Il Messaggero