Cruyff e Maradona. C’erano anche loro l’altra sera all’Olimpico a far da numi protettivi e ispiratori della Roma che stava battendo il Viktoria Plzen 4-1, vittoria arrivata a lenire gli ultimi crucci giallorossi. In Italia la Roma cammina a singhiozzo, in Europa per ora va di lusso, qualificazione al primo posto conquistata con un turno d’anticipo, tanto da scatenare l’appetito: beh, sì questa Europa League si potrebbe pure vincere. Magari dimenticando per un momento che l’Europa League è il frutto del degradamento dalla Champions League dopo esser stati eliminati dal Porto. Ma tant’è si vive alla giornata, e via così.
È apparso sorridente e sollevato persino Luciano Spalletti, che alle prime nubi, aveva già invocato le solite manovre ordite da chissà quale manovratore oscuro. In attesa di far gol al Pescara e di scavallare il derby-referendum con la Lazio di domenica 4 dicembre, nel tentativo di consolidare quel secondo posto ora sotto attacco da parte di troppi – la Lazio stessa, ma persino l’Atalanta che ha maltrattato gli Spalletti boys l’ultima volta – ci si gode lo spettacolo dell’Europa League. E soprattutto dei gol magnifici di Edin Dzeko e di Diego Perotti, citati in stretto ordine cronologico. Sembrava un videogame, era la realtà. Il gol di Dzeko, un affondo sulla destra, con frenata sulla linea di fondo, stop, ritorno indietro e sinistro diagonale sul palo più lontano ha sollevato l’urlo stupito dell’Olimpico.
L’attaccante più discusso, che lo scorso anno sbagliava gol sulla linea di porta che adesso fa cose miracolose e segna a ripetizione. Siamo già a 15 gol in 19 partite. Come nel film di Checco Zalone il segreto è stato quello del “posto fisso”, come un impiegato che ha lo stipendio garantito qualsiasi rendimento, anche parecchio scarso, abbia, così l’attaccante bosniaco ha ripagato l’estrema fiducia di Spalletti che sui suoi non-gol ci si era quasi giocato un pezzo di reputazione.
Come da tradizione inglese, avendo Dzeko segnato anche altri due gol, si è portato a casa il pallone dell’ “hat trick”, firmato da tutti i compagni di squadra. Mentre l’Uefa lo ha inserito nel Top 11 di giornata, e cioè insieme a Rooney tra gli attaccanti. Un ritorno alla luce dopo lunghi mesi di buio. A esaltare la bellezza di quel gol così inaspettato è stato evocato sui social persino il “Cruyff Turn” e cioè quella finta con rotazione a 180° che l’olandese volante rese leggenda negli anni 70. Insomma da bidone a Cruyff… Mentre per il gol di Diego Perotti, quello di “rabona”, è stato evocato addirittura Maradona.
Da Diego a Diego. Quel colpo incrociato – un cross finito in rete per stessa ammissione del giocatore – è nel dna degli argentini fin dai primordi del calcio. Se nel parlava già ai campionati mondiali del 1930. Maradona ne ha fatte decine. E su Youtube esiste perfino un tutorial sulla “rabona” per tutti quelli che vogliono allenarsi a riprodurre quel tiro fatto col piede sbagliato. Uno straordinario e inaspettato colpo di teatro. Se non fosse che la Fifa ha già compilato la lista dei migliori 10 gol al mondo del 2016, tra i quali sarà poi assegnato il Puskas Award, la rabona gol di Perotti sarebbe potuta benissimo stare tra Messi e Neymar. Una Roma da videogame.