Non possiamo non partire da quello striscione. Come prende atto e come reagisce al momento?
“Me l’ha fatto vedere mio figlio Alessandro sul cellulare. Reazioni? Ho vissuto la mia storia da atleta e tifoso con l’entusiasmo della mia ingenua appartenenza. Nel gioco della vita c’è anche lo scotto da pagare se sei popolare. Il tifo per me è gioia, passione. Chi fa altro non entra nel mio mondo. Non so chi siano e non voglio saperlo. Ribadisco il mio perdono immediato”.
Accetterebbe di incontrare i ragazzi che l’hanno offesa? “Ma certo che accetterei. Li posso incontrare quando vogliono. Magari. Gli direi: si, vero, sono claudicante, e allora qual è il problema? E’ questo che mi racconta come uomo?”.
Ha ricevuto telefonate che le hanno fatto piacere? “Non ero alla ricerca della solidarietà. Mi hanno telefonato in tanti, ma nessuno era in dovere di farlo”.
La Roma ti ha chiamato? “No”.
Se lo sarebbe aspettato? “Si. In fondo, se soffro una claudicanza è stato per quella maglia. Ho dato una gamba per la Roma”.
La Lazio ti ha chiamato? “No, non era tenuti”.
Il lato positivo è che resta per gli avversari una bandiera della Roma. “Una bella anomalia che mi inorgoglisce. E’ il rispetto per quanto ho dato a questa maglia. E per come questa bellissima storia s’è interrotta in maniera traumatica. Con la Roma società non ho niente a che fare da una vita”.
FONTE: Il Corriere dello Sport