Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare: l’adagio che chiama in causa i più “tosti” nel momento di maggior difficoltà si sposa alla perfezione con Edin Dzeko. Per lasciarsi alle spalle la sconfitta di Reggio Emilia e riprendere la corsa verso un posto in Champions League, la Roma fa affidamento sull’elemento di maggior talento e personalità che ci sia in rosa.
Non che ai suoi compagni manchino queste doti, ma il bosniaco ha dimostrato in più di una circostanza di sapersi caricare la squadra sulle spalle. Ora, che ha anche i gradi di capitano, a maggior ragione il numero nove deve essere d’esempio per i più giovani, compresi gli ultimi arrivati a Trigoria. «Da un grande potere derivano grandi responsabilità», diceva Ben Parker a suo nipote Peter, in arte Spider-Man. E così è per il centravanti di Sarajevo.
Un segnale importante è arrivato già sabato sera, subito dopo il fischio finale della partita con il Sassuolo, quando ha detto a Paulo Fonseca che l’arbitro non era responsabile della sconfitta giallorossa. Dell’episodio Dzeko ha parlato anche con il ds Petrachi, mentre l’allenatore lo ha elogiato pubblicamente per il suo atteggiamento. Un atteggiamento da capitano, che va al di là dei gradi – adesso ufficiali, dopo l’addio di Florenzi – ricevuti. Si può essere capitani e leader anche senza vestire una fascia, ed Edin conosce bene questo assunto. (…)
FONTE: Il Romanista – L. Latini