Sotto i tre punti, (quasi) niente. Era troppo ghiotta l’occasione dopo il capitombolo della Juve a Marassi, così come molta era la pressione di Milan, Lazio e Atalanta, che tra sabato sera e domenica pomeriggio l’avevano scavalcata in classifica. La Roma, contro il Pescara e prima del ciclo di ferro (derby, Milan, Juve), aveva un solo risultato: la vittoria. E vittoria è stata: la settima su sette partite di campionato all’Olimpico, con 23 gol segnati. Quello che serviva per scavalcare di nuovo cugini e bergamaschi, appaiando il Milan al secondo posto, ma con due differenze importanti: 1) i punti di distacco dalla Juve sono 4 e non più 7; 2) gli infortuni in casa bianconera, ormai, sono più di quelli patiti dalla Banda Spalletti e lo scontro diretto si sta avvicinando a grandi passi. Detto questo non ci sono altri motivi, in casa giallorossa, per essere felici. Spalletti avrà più da criticare che da elogiare per il 3-2, con molte sofferenze nel finale, contro un Pescara arrivato alla sesta sconfitta di fila, la settima nelle ultime otto gare di campionato, la nona nelle ultime dodici. Un avversario da battere con molta più facilità, soprattutto perché il risultato era 2-0 dopo 10 minuti, con l’ennesima doppietta di Edin Dzeko, arrivato a quota 12 gol.
La Roma, però, è «costretta» a segnare tantissimo, perché è priva di una fase difensiva degna di questo nome. Ogni volta che la squadra perde palla non ci sono coperture. I difensori si posizionano a caso, soprattutto i terzini (ieri, nella ripresa, disastroso Peres e terrificante Palmieri) e si finisce per giocare alla roulette russa. Prima del gol del 2-1, dell’albanese Memushaj, il Pescara era andato vicino al gol due volte (bravissimo Szczesny), e il 3-1 di Perotti (rigore conquistato e tirato con la solita perizia) è durato tre minuti. Il gol dell’ex Caprari ha fatto vivere malissimo l’ultimo quarto d’ora a tutto l’Olimpico. Spalletti dovrà lavorare moltissimo sulla fase difensiva e, magari, limitare gli esperimenti e migliorare le sostituzioni. Ieri ha fatto debuttare Gerson dal primo minuto, nel ruolo dove sta cercando di impostarlo: centrocampista centrale del 4-2-3-1. La prestazione è stata inquietante, se si pensa quanto manca al brasiliano per poter giocare nel nostro campionato. Il cambio di De Rossi (400 in A) con Nainggolan e non proprio con Gerson resta un mistero. Il Pescara ha sempre lo stesso problema: è un peso leggero iscritto a un torneo di pesi massimi. Non gioca male, ma così salvarsi sarà un’impresa. Chiusura con l’uomo del giorno, Edin Dzeko: «È stata una vittoria più faticosa di quello che sembrava: abbiamo cominciato bene, ma forse ci siamo rilassati un po’ sul 2-0. Dobbiamo migliorare perché se giocheremo come oggi il derby non lo vinceremo. Il derby è un’altra storia». Sintesi perfetta.