Una domenica al contrario e il campionato si riapre. La Roma fa la Juve e viceversa: dopo il blackout dei bianconeri a Marassi, Dzeko in meno di dieci minuti chiude la pratica col Pescara (o almeno ci ha provato a renderla una passeggiata e poi non è affatto andata così) e riporta i giallorossi a -4, lanciando al meglio la settimana che porterà a un derby d’altissima quota. Se le squadre di Allegri e Spalletti si sono scambiate i ruoli almeno per un giorno, il vero fattore che tiene viva la corsa scudetto è proprio il centravanti. Dzeko sta facendo Higuain, ha segnato gli stessi gol (12 più cinque in Europa League) che il Pipita ha realizzato lo scorso anno col Napoli nelle prime 14 gare, finalmente concreto sotto porta e ispirato da un Perotti di nuovo in stato di grazia. Ma il lato oscuro della Roma è emerso comunque dopo il 2-0 e, risultato a parte, Spalletti non può essere soddisfatto della prova dei suoi. Anzi,questa gara andrebbe analizzata a Trigoria come se fosse stata una sconfitta.
La Roma ha staccato la spina troppo presto, concedendo già nei primi 45′ al Pescara un paio occasioni per riaprire la partita. Il pensiero del derby è entrato inevitabilmente nella testa dei giocatori, soprattutto di chi, come Rudiger e Nainggolan, si è beccato due ammonizioni evitabilissime nel primo tempo. E la ripresa è stata vicina a trasformarsi in incubo dentro il congelatore dell’Olimpico. Mentre i giallorossi si sono dimostrati per l’ennesima volta un gruppo incapace di gestire le proprie emozioni e i momenti, dall’altra parte i ragazzi di Oddo, imbottiti di ex romanisti, hanno preso coraggio. Giocando bene come fanno da inizio campionato, ma anche stavolta raccogliendo nulla alla fine. Dai e dai, il gol degli abruzzesi è arrivato: dopo due miracoli di Szczesny sugli ex Pepe e Verre, Memushaj all’ennesima ripartenza nelle praterie difensive della Roma ha battuto il portiere polacco.A quel punto il successivo rigore di Perotti (sei su sei realizzati) avrebbe dovuto scacciare via le paure e invece non c’è stato neppure il tempo di risistemarsi, con l’ingresso di Totti dopo quello di De Rossi, ed è arrivato il 3-2 di Caprari. L’ennesimo ex a timbrare il cartellino.
Non del tutto convincente anche la gestione complessiva del match da parte di Spalletti. Visto l’infortunio di Paredes, ci stava di affidarsi a Gerson in avvio, per vedere di che pasta è fatto il brasiliano, ma il tecnico è intervenuto tardi,quando ormai era chiaro che il canovaccio della partita stava diventando pericolosissimo. L’equilibrio ritrovato con la difesa a tre e mezzo, complice lo stop di Manolas, è stato messo da parte: se giochi con due ali prestate al ruolo di terzino come Bruno Peres ed Emerson, per giunta senza la copertura di De Rossi in mezzo al campo, è inevitabile che gli avversari trovino più spazio per colpire. La Roma torna ad avere il migliore attacco del torneo con 33 gol segnati, ma la casella delle reti incassate (16) è un chiaro segno di come le ambizioni da vertice siano a fortissimo rischio. Comunque l’Olimpico resta un grande amico dei giallorossi (sette vittorie su sette) e sempre qui, sulla carta in trasferta, domenica prossima arriverà un’altra risposta importante sul campionato. Per entrambe le romane.