Niente è finito finché non è finito. E’ un principio buono per le sensazioni positive, in una trattativa che è stata considerata da qualcuno chiusa troppo presto, e altrettanto per i momenti negativi, ora che le prospettive all’orizzonte sono contenute in una passeggiata dal salotto alla camera da letto. Ma aspettando Friedkin, Pallotta sa che la legge lo obbliga ad andare avanti e a onorare il ruolo di proprietario di un’azienda. Tutto sembra girargli contro, dalla congiuntura finanziaria più negativa di sempre alla quarantena da virus, eppure in qualche modo Pallotta riuscirà a darle respiro.
Bilancio Roma, senza Champions serve vendere Come? Alla solita maniera. Soffiando sulle perdite di bilancio con il fuoco delle plusvalenze. I numeri della relazione semestrale (-87 milioni) non lasciano alternative, anche se le agevolazioni economiche garantite dal governo faciliteranno anche le società sportive. E la stessa Uefa morderà con meno vigore perché il fair play finanziario venga rispettato, in un mondo del calcio che rischia il collasso dopo la dovuta paralisi. Ad ogni modo, quando la stagione riprenderà, la Roma ripartirà dal quinto posto che non basta a riconquistare l’aria salubre della Champions. Se non riuscirà a superare l’Atalanta in classifica (oggi -3 con una partita in più) e non vincerà l’Europa League, il club andrà incontro a un inevitabile ridimensionamento. Qualche partenza ci sarebbe in ogni caso, per compensare il rosso dell’esercizio 2019/20.
Schick, Ünder, Spinazzola potrebbero non bastare L’idea di Guido Fienga era cavarsela con la vendita di Patrick Schick, ora in prestito al Lipsia, per 29 milioni, più l’addio a qualche giocatore non stategico: Ünder, Spinazzola, magari Florenzi che tornerà dal breve periodo al Valencia. Ma senza la Champions andrebbe rivista proprio la politica aziendale, con un taglio degli ingaggi che imporrà altri sacrifici.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida