La serie A trema. Gli ultimi numeri del coronavirus non fanno altro che confermare quanto già emerso nella riunione informale di venerdì. Ovvero che la speranza di portare a termine la stagione sportiva si stia riducendo sempre di più ad una flebile fiammella. E’ vero che ci sono ancora gli ottimisti, quelli che dicono: «In qualche modo ce la faremo». Magari sfruttando tutto il mese di luglio, rinviando la “ripartenza” a giugno. Ma sono ormai una minoranza.
Gli altri preferiscono già pensare al peggio, preparandosi quindi a come affrontare le conseguenze. Peraltro, sta prendendo sempre più corpo un’altra riflessione: ha davvero senso fare di tutto per completare questa annata, se poi si finisse per condizionare pure la prossima? In molti, ormai, pensano che sia innanzitutto il caso di preservare la stagione che verrà.
Troppi rischi Non a caso, la videoconference dell’altro giorno è stata tra le più tranquille degli ultimi tempi: zero litigi e prevalere è stata la consapevolezza della gravità del momento. Così di ripresa degli allenamenti non si è nemmeno parlato, al pari dei vari scenari per il ritorno in campo. Del resto, alla luce della situazione, è pensabile che a inizio maggio i contagi siano azzerati, permettendo di giocare le partite senza pericoli? Ovvio che no. E allora si potrebbe farlo con i nuovi casi in netta e costante diminuzione, magari passando, almeno inizialmente, per le porte chiuse? Beh, sarebbe comunque rischioso, troppo.
E una prova in questo senso l’hanno data le positività di Dybala e poi di Paolo e Daniel Maldini. Nel senso che un contagiato tra i calciatori potrebbe comunque spuntare, obbligando ad altri stop, quarantene ed isolamenti. Insomma, meglio attrezzarsi al peggio, per poi tirare un sospiro di sollievo qualora la situazione dovesse improvvisamente migliorare, permettendo altri discorsi.
FONTE: Il Corriere dello Sport