Forse ancora non lo sa. Ma Patrik Schick appartiene alla categoria di giocatori che possono alzare il livello di una squadra, se prendono pieno possesso delle proprie capacità. Di sicuro starebbe bene nel Lipsia, che lo ha preso in prestito l’estate scorsa riavviandone i circuiti tecnici e psicologici, ma forse anche nella Roma, dove per un paio di stagioni si è imbrunito, quasi consegnandosi al ruolo che meno si adatta al talento, cioè il gregario.
Il contratto Le due società, nella rapidità di un trasferimento perfezionato all’ultimo secondo, hanno sostanzialmente rinviato il verdetto sul suo conto. Schick è andato in Germania per 4 milioni subito, più 29 da pagare nel prossimo giugno nel caso assai probabile che il Lipsia si quali?chi per a prossima Champions. Solo che non c’è obbligo, ma solo diritto.
In un’estate nella quale il Coronavirus avrà demolito imperi economici, è possibile che anche il signor Redbull non voglia investire tutti quei soldi su un attaccante che deve ancora sprigionare tutto il potenziale nascosto: ha segnato 7 gol in Bundesliga, 2 in meno di Haaland che dall’altra squadra di famiglia è sbarcato a Dortmund a metà gennaio, e ha cominciato in forte ritardo la stagione a causa di un infortunio alla caviglia. E non è la prima volta, ahi lui, che il corpo lo tradisce. Nel biennio a Trigoria ne ha saltate tante, di partite, per tante questioni.
Vice ma… Ora però, nonostante la volontà del giocatore che più volte ha espresso il desiderio di trattenersi a Lipsia, la situazione può essere diversa. Schick tornerebbe più forte, più sicuro, più adulto dall’esperienza straniera e potrebbe guardare negli occhi l’amico-rivale Dzeko, che nei primi giorni alla Roma gli parlava ceco ricordando la sua esperienza giovanile dalle parti di Praga. Con un modulo che ne esalta la creatività e gli strappi e quindi con una punta centrale accanto,
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida