La raffica di gol della Roma è stata così clamorosa da eguagliare il rendimento del lontano campionato 1934/35 e sorprendere l’Uefa, che nella classifica dei migliori attacchi dei vari campionati ha dimenticato le 33 reti della banda Spalletti. Attraverso gli immancabili social, la società ha fatto notare l’errore e l’Uefa l’ha immediatamente corretto.
VOLO – Ma se l’attacco della Roma è al terzo posto in Europa alla pari del Barcellona, molto dipende da Edin Dzeko. Una roccia dopo l’altra, Dzeko sale sempre più su e guarda dall’alto le versioni meno efficienti di se stesso: mai aveva segnato 12 gol nelle prime 14 giornate di un campionato, nemmeno nelle stagioni più prolifiche al Wolfsburg e vincenti al Manchester City. E la storia racconta che il girone di ritorno sia spesso più bello rispetto all’andata: è stato così nell’anno migliore al Wolfsburg (26 gol di cui 21 segnati nella seconda parte del campionato), è stato così persino nel suo primo deludente campionato di Serie A (3 + 5). Questo porta a pensare che il limite, la cima della montagna, sia ancora impossibile da visualizzare. Toccherà a lui decidere dove e quando piantare la bandierina.
INCIDENZA – Ma il fattore che appare più significativo, nell’interesse generale, è il contributo alle vittorie della squadra: Dzeko ha segnato in 15 partite diverse provocando 14 vittorie e 1 pareggio (a Bologna l’anno scorso, in una partita che Garcia definì «di pallanuoto» a causa del pantano). La percentuale di incidenza di Dzeko sui risultati è dunque altissima. Di più: si può affermare che le vittorie della Roma, nonostante le analisi di Spalletti che da allenatore si concentra su tutti gli aspetti delle partite, siano quasi una conseguenza naturale della vena realizzativa di Dzeko.
CON VISTA – Due delle quattordici vittorie sono arrivate proprio nei derby. Eh sì perché, sia pure in una stagione tormentata, Dzeko ha segnato alla Lazio sia all’andata che al ritorno. Nel primo caso si procurò un rigore molto contestato al limite dell’area e poi lo trasformò sotto la Curva Nord. Nel secondo invece, entrando dalla panchina come spesso gli capitava nella scorsa stagione con Spalletti, si fiondò nello spazio sul tiro di Perotti e sulla respinta del palo infilò il pallone nella porta incustodita. Due motivi validi per aspettarsi una replica.