L’invito, uno sguardo, tre paroline: «Si può fare». Ma chi va? «Andate tutti e tre». Lo dice lo spogliatoio di Trigoria. E via, allora: i tre capitani della Roma, Francesco Totti, Daniele De Rossi e Alessandro Florenzi, salgono in macchina e vanno dall’altra parte di Roma, tre chilometri scarsi dall’Olimpico, zona Tor di Quinto. Al PalaGems gioca di solito la Lazio calcio a 5, le maglie sono molto più celesti. Ma l’obiettivo è chiaro, il viaggio vale il tentativo: chiedere agli ultrà di ritornare a popolare la curva Sud, ormai svuotata della sua componente più calda da oltre un anno per la battaglia di posizione sulle ormai mitologiche «barriere». L’occasione è un triangolare tra alcune vecchie glorie giallorosse, gli ultrà di mezza Italia e gli «amici di Peppe», in ricordo di Giuseppe De Vivo, storico e discusso leader della curva Sud, oltre che speaker radiofonico, scomparso un anno fa. La società ufficialmente non proferisce parola sulla questione, ma radio Trigoria racconta come i vertici siano al corrente dell’iniziativa, cosa d’altronde comprensibile quando si muovono tre giocatori di quel calibro.
CARICA DERBY – Circa 500 i tifosi presenti in rappresentanza delle diverse anime della Curva Sud, anche se l’età media vira verso l’alto. L’abbraccio per il terzetto è calorosissimo, così come le richieste in vista del derby di domenica. «Battete la Lazio», è la raccomandazione comune. L’incubo del sorpasso, d’altronde, aleggia forte. Ma quella non è la sede per parlare di calcio giocato, bensì dell’universo di passione che c’è dietro, al netto del discorso barriere che stoppa il rientro dei duri e puri in Curva. «Il nostro rapporto con i tifosi è stato sempre ottimo, fantastico e caloroso, siamo tutti fratelli – dice Florenzi –. Daniele e Francesco hanno vissuto la parte più bella, c’erano tanti tifosi allo stadio. Io sono arrivato troppo tardi, sono stato penalizzato. Speriamo che le cose si mettano a posto per riavere i nostri tifosi vicino, perché tutti sanno quanto sono importanti». Sulla stessa lunghezza d’onda c’è anche De Rossi. «È evidente che sia cambiato tutto. Il rapporto con i tifosi è diverso, ci sono mille filtri tra noi e loro, e si è perso quello che era lo spirito di tanti che sono qua. Speriamo che si possa ritornare al più presto a una curva come quella che c’era nei vecchi tempi». Inutile dire che l’appello finale è stato a cura di capitan Totti. «Noi vogliamo che loro ritornino, come ai vecchi tempi. Ci servono per conquistare i nostri obiettivi».
LINEA DURA – Il messaggio dei tre romanisti è chiaro: dalla presa di posizione «lontana» («non è giusto che i nostri tifosi siano penalizzati») al rapporto diretto. Un passaggio simbolico non di poco conto, visto che l’ultimo contatto pubblico tra gli ultrà e i giocatori risaliva al marzo 2015, Roma-Fiorentina di Europa League, la contestazione, gli accendini e la bandiere tirate verso la squadra, i calciatori chiamati dalla polizia a testimoniare. Ora l’appuntamento, a sei giorni dal derby, nel pieno di un lavoro diplomatico del club con le istituzioni, in attesa che l’arrivo del nuovo Questore, nell’anno nuovo, porti buone notizie per chi vuole togliere le barriere. Detto che il club sta pensando a una rifinitura «aperta» sabato al Tre Fontane (su twitter l’a.d. Gandini ha messo il «like», ma deciderà Spalletti), l’impressione è che la mano tesa di Totti, Florenzi e De Rossi non sarà accolta. Difficilmente la Sud domenica rientrerà, tant’è che finora su circa 15.000 biglietti disponibili ne sono stati venduti solo 2.500. Insomma, vince la «questione di principio» sull’appello Roma in vista derby. Anche questo, in fondo, è segno dei tempi che cambiano.