Ad alcune delle domande più frequenti che ci si pone a proposito della ripresa degli allenamenti hanno risposto per la rosea diversi professionisti della preparazione del mondo del calcio e della branca della medicina sportiva:
Quale preparazione attende i calciatori? Risponde il professor Alessandro Pilati, che assieme a Gabriele Stoppino cura la preparazione del Genoa: «Premessa: bisogna usare il condizionale, bisogna aspettare le decisioni che verranno prese dal governo e di conseguenza da Figc e Lega. Il nostro lavoro dovrebbe ripartire con un’analisi accurata dello stato dei ragazzi dal punto di vista medico e atletico. Poi inizierebbe un periodo tra i 7 e i 10 giorni nel quale migliorare la condizione dal punto di vista cardiaco e muscolare sia con esercitazioni volte a ripristinare la componente aerobica, sia tramite lavori specifici con la palla. Di solito il classico periodo di fermo estivo è seguito da oltre 40 giorni di preparazione; in questo caso bisognerà portare gli atleti a essere performanti in un lasso di tempo più breve, circa quattro settimane. Sarebbe impensabile svolgere un lavoro troppo voluminoso».
E l’aspetto psicologico? Risponde il professor Stefano Tirelli, preparatore fisico-mentale di alcuni calciatori (De Sciglio, Ranocchia, Santon, Jovetic) e di altri atleti: «In questo momento epocale, in cui sono richieste continue prove emotive e mentali, ai giocatori verrà in aiuto il campo. Gli spogliatoi, gli allenamenti, il profumo dell’erba e il pallone riattiveranno i loro sensi calcistici. Tutto ciò sarà una medicina per la mente, per il metabolismo, per i muscoli. Certo, ci sarà qualcuno che soffrirà lo stesso dell’isolamento, ma il campo sarà la sanificazione dell’anima, per tutti».
Il calcio è uno sport di contatto: in partita vedremo i giocatori con le mascherine? Lo ha proposto il virologo belga Marc van Ranst: «Non le mascherine chirurgiche, inadeguate, ma quelle anti-contaminazione, più comode». (…)
FONTE: La Gazzetta dello Sport