Il «sollievo», per citare le parole usate dal presidente della Federcalcio, potrebbe arrivare oggi, dall’incontro che il Ministro per le politiche giovanili e lo sport Spadafora ha fissato per le 12 in videoconferenza con i vertici della Figc, i presidenti Lega Serie A, Serie B, Lega Pro, della Associazione Calciatori, della Associazione Arbitri, della Federazione Medici Sportivi e una delegazione del Comitato Tecnico Scientifico istituito dalla Figc.
Oggi Spadafora, in nome e per conto del Governo Conte, potrebbe fare come il suo omologo olandese, che ha stoppato tutto lo sport professionistico del suo paese fino al 1 settembre. Dalle parti nostre magari si potrebbero usare toni più sfumati, si darebbero riferimenti meno netti, ma già solo spostando di nuovo la data per tornare ad allenarsi di fatto si sancirebbe quello che tutti sanno ma che nessuno ancora si azzarda a dire: che questa stagione, così com’è, in tempi brevi non si potrà disputare.
Con questa scelta il Governo toglierebbe dall’imbarazzo quasi tutte le componenti del calcio italiano: sarebbe un «sollievo» per Gravina e Dal Pino, per i calciatori e per gli arbitri che non sarebbero costretti a riprendere un’attività con le incognite della sicurezza e di un calendario per tempi e modalità insopportabile, per i medici che non dovrebbero prendersi responsabilità insostenibili, e forse farebbe uscire pure i presidenti da questa strada senza uscita che hanno intrapreso con un obiettivo che però ormai appare chiaro a tutti: evitare, per quanto possibile, di dover rinunciare a quei ricavi che sono ancora alla portata e cercare, per quanto possibile, di ridurre ulteriormente i costi.
Ecco perché ieri dall’Assemblea dei club è uscito l’idilliaco quadretto di venti società perfettamente allineate, per la seconda volta in pochi giorni: prima era capitato quando si sono ritrovati a sottoscrivere la proposta di tagliare quattro mesi di stipendi ai loro calciatori, e ieri è successo di nuovo per ribadire «l’intenzione di portare a termine la stagione sportiva 2019-2020, qualora il Governo ne consenta lo svolgimento, nel pieno rispetto delle norme a tutela della salute e della sicurezza».
Tradotto: noi non ci fermiamo, altrimenti le emittenti che devono saldare la rata residua avranno un appiglio per non farlo. Se poi sarà il Governo a fermare tutto, allora si configurerà quella causa di forza maggiore che, peraltro, nei contratti di concessione dei diritti è espressamente prevista, e non esime i contraenti dal saldare quanto dovuto. Cioè, l’ultima rata.
La spaccatura resta (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco