Come volevasi dimostrare, non è ancora tempo di decisioni per il calcio italiano, anzi, per il calcio di Serie A, l’unico sport professionistico che non si è ancora fermato definitivamente e che, anzi, spera di poter ricominciare presto l’attività, sin dal 4 maggio. La decisione, ormai è chiaro, è demandata al capo del Governo Conte che nel decreto atteso in questi giorni, che regolerà la ripresa di alcune attività per l’avvio della cosiddetta Fase 2, inserirà le indicazioni necessarie anche per la ripresa degli allenamenti per gli atleti professionisti.
Difficile che sia il 4 maggio: c’è ancora troppa incertezza sull’applicabilità dei protocolli e sulle responsabilità che i medici dovranno assumersi anche semplicemente per far allenare i giocatori. Oppure, se arrivasse l’ok, si potrebbe partire in maniera assai soft, con lavori atletici distanziati, individuali o a gruppetti di 2-3 giocatori alla volta, e continui controlli a garantire salute e sicurezza. In ogni caso, anche l’eventuale sì alla ripresa degli allenamenti non vincolerebbe il Governo alla riapertura della Serie A.
Dunque, non si sa ancora se e quando si potranno rivedere le partite in Italia, almeno in tv (perché prima di rivederle allo stadio passeranno di sicuro diversi mesi). L’incontro che si pensava dirimente, quello di ieri tra il Ministro Spadafora e tutte le componenti del calcio riunite in videoconferenza, è stato utile per trasferire i progetti fatti dalle istituzioni calcistiche.
Dopo aver chiarito che si confronterà con il Ministro della Salute e con il Comitato tecnico scientifico prima che il Governo emani «le disposizioni aggiornate in merito alla possibilità e alle modalità per una ripartenza degli allenamenti», Spadafora ha poi commentato la giornata in un post su Facebook: «Sono anche io un tifoso cui manca seguire la propria squadra. Aspettavo con entusiasmo gli Europei di quest’estate, ma saranno rimandati. Come sono state rimandate le Olimpiadi. Come è stato rimandato il Giro d’Italia. Come sono state rimandate le competizioni di tutti gli sport nel nostro Paese. È un enorme dispiacere, dentro un dolore molto più grande e più profondo, dentro un lutto atroce che ha colpito il nostro Paese, l’Europa, il mondo intero. Posso assicurare che mantenere un profilo di estrema prudenza, come sto facendo, è la posizione più impopolare che si possa immaginare ma abbiamo il dovere e la responsabilità di far sì che tutto il Paese, compreso ovviamente il mondo dello Sport, possa superare al più presto e al meglio l’emergenza sanitaria che ci ha colpito. In tutti gli sport infatti vi sono indotti da tutelare, lavoratori che stanno vivendo difficoltà economiche e che meritano la giusta considerazione. L’incontro di oggi mi ha permesso di avere ulteriori suggerimenti per sostenere al meglio le centinaia di realtà sportive in difficoltà in questo momento drammatico. Farò di tutto per impedire che anche una sola realtà sportiva debba chiudere o che una sola persona perda il suo lavoro». (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco