«Magari si giocasse tutte le settimane il derby». Parlava così, lo scorso 3 aprile, Edin Dzeko dopo aver segnato contro la Lazio, bissando nel match di ritorno la marcatura (su rigore) dell’andata. Un’accoppiata realizzata prima di lui solamente da Totti, Montella, Delvecchio, Perrotta, Pruzzo, Voeller e Da Costa, che ci è riuscito per ben quattro volte. Gente che ha fatto la storia della Roma, nella quale il bosniaco, gol dopo gol, si sta ritagliando uno spazio. La doppietta col Pescara ha fatto salire a 17 le sue marcature stagionali in 20 partite, un bottino superiore anche a quello di Gabriel Omar Batistuta, che nell’anno del terzo scudetto si era fermato a 15. Dopo la gara con gli abruzzesi però il numero 9 romanista ha lanciato il suo allarme: «Faremo di tutto per vincere contro la Lazio, ma giocando in questo modo non ci riusciremo».
Parole che volevano essere uno stimolo per i compagni da parte di un leader ritrovato, ma che hanno suscitato la risposta piccata di Luciano Spalletti: «Cominciasse lui, non contano solamente i gol ma il lavoro che si fa per la squadra». Una puntualizzazione corretta da parte di un allenatore che deve pensare principalmente al gruppo, forse troppo severa per un calciatore che ha saputo far ricredere tutti quelli che lo avevano frettolosamente etichettato come un bidone, e che domenica vuole conquistare ancora di più il cuore dei romanisti, come in passato aveva fatto con i tifosi del Manchester City. Con la maglia dei «Citizens» Dzeko ha giocato 7 derby contro lo United, realizzando cinque reti e due doppiette, entrambe in trasferta, all’Old Trafford. Una caratteristica, quella della marcatura multipla, che ha una fattore anche psicologico: Dzeko, che in questa stagione ha già realizzato 6 doppiette (una con la nazionale) e una tripletta, è un centravanti che quando prende fiducia diventa inarrestabile e quando le cose vanno male tende a scoraggiarsi. Anche per questo Spalletti cerca sempre di stimolarlo: una strategia che, a giudicare dai numeri, sta dando i suoi frutti.