La decisione del governo non vi è andata giù…
“Non le troviamo un senso. Non sto parlando della ripresa della stagione appesa a tante incognite ma della possibilità per i giocatori di allenarsi individualmente in strutture dove sono controllati. Parliamo di salute degli atleti, questa norma rischia di produrre un aggravamento e non il contenimento del rischio. Per il calciatore il ritorno alla giusta forma atletica dopo questo stop obbligato è un passaggio necessario ed utile anche per evitare infortuni ed essere pronti ad iniziare il 18 maggio gli allenamenti di gruppo”.
In caso di eventuale contagio durante gli allenamenti o il campionato, la posizione dell’AIC qual è? “La positività di un calciatore è un tema centrale. Ci si ferma? Viene isolato, si fanno i test agli altri e si prosegue? Il protocollo che è stato preparato prevedeva una serie di casistiche, però sembra che presenti delle criticità e vada rivisto. In ogni caso deve essere tutto molto chiaro su cosa fare se si riprende: test, tamponi, spazi, viaggi, trasferte, lavori di gruppo”.
Al di là delle necessità economiche, questo campionato ha ancora un senso? “Da un punto di vista sportivo c’è stato un lungo stop, è normale che non si possa riprendere con le condizioni fisiche e psicologiche di prima, ma almeno le squadre ripartiranno tutte da zero. Da un punto di vista sociale un senso lo avrebbe, perchè vorrebbe dire ricominciare a vivere la normalità, anche se con gare a porte chiuse”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Di Caro