Il rosso di circa 86 milioni di euro evidenziato dalla semestrale della Roma è destinato a crescere fino a 110. Una boccata d’aria, in questo senso, sarà rappresentata dal taglio sugli stipendi dei tesserati.
I rimedi per attenuare il passivo sono però già stati tracciati: flussi finanziari generati dall’attività ordinaria, taglio del costo del lavoro e l’eventuale cessione di asset aziendali – leggasi giocatori – ed apporto di ulteriori risorse finanziarie e patrimoniali da parte dell’azionista di riferimento.
Il primo punto è quello più a rischio per la Roma, data la certezza dei mancati incassi da botteghino e la lontananza dell’obiettivo Champions League, che anche qualora si tornasse a giocare non sarebbe affatto facile da raggiungere.
Sul costo del lavoro la Roma ha già fatto un gran lavoro nel corso di questa stagione, passando da una spesa di 136,1 milioni ad una di 123,9. Ma bisognerà fare di più e il tetto salariale di 3 milioni di euro è stato imposto proprio in questo senso. Pesano troppo poi gli ingaggi di Pastore, Fazio, Jesus, Perotti.
C’è poi la questione plusvalenze, drasticamente ridotte nel corso dell’ultimo mercato: si comincerà con la cessione di Under, per poi tentare di piazzare Florenzi e Riccardi. Dopodiché si valuteranno le offerte per Cristante e Spinazzola.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – A. Pugliese