Con chi è rimasto in contatto in Italia?
«Mi sono sentito con De Rossi quando è andato al Boca. Era quello che desiderava, con me e Paredes ne parlava spesso. Il calcio argentino è unico. Non voleva fare una scelta di soldi, ma semplicemente realizzare la sua aspirazione. So che sta studiando per diventare allenatore. Può imparare tanto dal padre, poi Daniele è un ragazzo intelligente e sensibile. Ama il calcio e sicuramente si farà trovare pronto anche come tecnico».
È stato uno dei giocatori più forti che ha avuto modo di conoscere? «Sì, sono stato molto fortunato ad aver condiviso lo spogliatoio con lui e Totti. Mi hanno permesso di imparare tanto. Tra l’altro a Daniele piace molto stare con i giovani. È sempre stato un punto di riferimento».
Ha conosciuto anche Paulo Fonseca…. «Al Porto, ma all’epoca ero molto giovane. Anche lui stabilisce subito un feeling con i calciatori. Ha le idee giuste ma bisogna dargli tempo. Se avrà la possibilità di lavorare, sicuramente potrà ottenere risultati importanti».
Rimpiange di non esser riuscito ad esprimere le sue potenzialità con la maglia giallorossa? b«Per me giocare con la Roma era come indossare la maglia del Barcellona o del Real. Ci tenevo tantissimo. Ed ero partito bene: il gol contro la Juve, quello in Champions… Insomma, la testa era quella giusta. Ma poi ho avuto un infortunio difficile e non sono più riuscito ad esprimere tutte le mie qualità. Il ricordo più bello? Sicuramente la rete nel derby. Segnare contro la Lazio e andare in Champions era un mio obiettivo. Quel giorno mi sono commosso».
FONTE: Il Messaggero – E. Trotta