Poche squadre ripartiranno con le sedute di gruppo. Alcune società dicono di non aver ancora ricevuto il nuovo protocollo per gli allenamenti, altre di voler aspettare che venga validato dal governo. E resta sempre il nodo della quarantena in caso di nuovi positivi. I medici di serie A sono ancora sul piede di guerra, definendo «inattuabile» il protocollo. «Non è possibile rischiare così tanto», urlano nella loro chat.
Resta il rebus per il campionato. «In caso di nuovo stop proseguiremo con brevi fasi di play off e play out» ha ribadito Gravina. Ossia 4 squadre per lo scudetto e 6 per la retrocessione. E in caso di stop definitivo classifica definita applicando oggettivi coefficienti correttivi che premino il merito sportivo.
Altro nodo, quello dei tamponi. Uno ogni 4 giorni, se c’è un contagiato ne va fatto uno ogni 48 ore. Praticamente triplicati. Tutti questi temi sono stati trattati ieri in una riunione tra club e medici. Pochi hanno fatto tutti i controlli e per questo oggi le squadre proseguiranno a piccoli gruppi. Di fatto si va a due velocità: basti pensare che i tamponi si spendono circa 50 mila euro al mese e per sanificare i centro sportivi si spendono 25 mila euro al giorno.
A tutto questo si aggiunge l’ira dei calciatori. Hanno votato contro nella parte che riguarda le iscrizioni ai campionati e la norma che dice «ai fini ammissivi le Società dovranno assolvere al pagamento degli emolumenti e degli altri compensi scaduti il 31 maggio 2020. Si terrà conto in ogni caso degli eventuali contenziosi che dovessero insorgere per il periodo di sospensione delle attività (marzo/aprile)».
FONTE: Il Messaggero