Professore, come si presenta un calciatore vittima di un infortunio al ginocchio?
«In due modi: o si piange addosso, oppure chiede subito: “Quando torno a giocare?”. Ecco, questo è ciò che ogni chirurgo avrebbe piacere di sentire. Ad esempio, è quella che mi ha detto Zaniolo a gennaio. Ma lui è un talento naturale, fin dal primo giorno focalizzato sul rientro». (…)
Ricorda il primo calciatore che ha operato da capo équipe? «Certo, Aldair. Era il 1993 e si ruppe il crociato. Tornò benissimo e l’anno dopo vinse il Mondiale. Ancora adesso, quando ci vediamo, dice che non ha mai avuto problemi».
Le capita mai di pensare a tanti campioni che, se operati adesso, non avrebbero dovuto interrompere la carriera? «Con le attuali tecniche, tanti avrebbero giocato ancora. Penso a Rocca, Van Basten, ma anche lo stesso Baggio avrebbe avuto meno difficoltà. E nel futuro si progredirà ulteriormente».
Quali sono stati gli interventi che le hanno dato più soddisfazione? «Tanti, ma le dico Damiano Tommasi, che conoscono tutti e Ivano Balzaneddu dell’Entella. Avevano avuto infortuni gravissimi eppure sono tornati in campo. Ivano si è tatuato in mio onore una pipa – la mia passione – e la cosa mi ha commosso».
E quali le hanno dato più problemi? «Più che problemi, penso alla ricaduta di Florenzi. Il suo crociato era perfetto, non so ancora adesso perché si sia rotto. Io dovevo scegliere tra tecniche diverse per rioperarlo; scelsi la stessa, ma non ci ho dormito la notte. Sono stato in ansia, tanto che gli dicevo: “Mi raccomando, fammi prendere sonno”. Se l’intervento non riesce bene, scopro di provare un dolore fisico».
Lei opera sempre ascoltando musica? «Sempre. Passo da “The King”, cioè Elvis Presley, a “The Voice”, Frank Sinatra. Si figuri che mi hanno raccontato che in un telequiz spagnolo ad un concorrente avevano chiesto: “Che musica ascolta il professor Mariani quando opera?”». (…)
Ci sono calciatori che l’hanno delusa dal punto di vista umano? «Qualcuno. Quelli che davano tutto per scontato. Ma poi ho anche rapporti speciali, come con Totti. E non solo perché abbia simpatie romaniste».
Quando deve operare qualcuno famoso, sente mai la pressione addosso?
«Non ci penso. Né prima né durante né dopo, altrimenti resterei paralizzato». (…)
È favorevole alla ripresa del campionato? «Aspetterei ancora un po’, ma poi qualche rischio andrebbe corso. Occorrerà unire il coraggio all’incoscienza».
FONTE: La Gazzetta dello Sport – M. Cecchini