Come sei stato accolto dai romani?
“Nella maniera migliore, fin dai primi giorni ho ricevuto un’accoglienza da parte del club e della città che mi ha sorpreso. Le persone sono state sempre affettuose e simpatiche con me. Sono uno a cui piace girare per la città, qualche giorno fa sono stato in centro a fare delle foto con mia moglie e miei figli. Le persone sono sempre simpatiche, questo mi dà voglia di assaporare la cultura, di poter uscire, che per me è importante. Ho la libertà di conoscere Roma. Incontro sempre persone molto simpatiche. Tutti mi hanno fatto un’ottima impressione, trattandomi molto bene. Questo mi ha fatto amare ancora di più il fatto di vivere a Roma”.
“La fontana di Trevi è un posto in cui mi sento molto bene. Devo confessare che prima di venire a Roma ho tirato una moneta nella fontana per gioco, ho espresso un sogno e si è avverato. Mi piace il Colosseo, Castel Sant’Angelo, piazza di Spagna. Mi piace passeggiare per via del Corso, camminare con la famiglia a Villa Borghese. E anche Villa Pamphili, vivo vicinissimo, sono posti che mi dicono molto”.
Il 21 aprile, Natale di Roma, hai vinto il premio per la miglior interpretazione dell’inno giallorosso… “Ho cantato molto male, ma penso di averlo fatto con sentimento. È una delle poche volte in cui ho cantato, ma penso di non doverlo rifare (ride, ndr). Devo confessare che molti pensano che io suoni bene la batteria, ma in realtà non è così. Alla festa dello Shakhtar mi regalarono una batteria, io ho sempre sognato di suonare uno strumento e potevo partire da lì. Quando me l’hanno regalata ero molto entusiasta, ho iniziato a seguire corsi online, ma non riesco ad accompagnare una canzone. Spero di imparare altro quando ci sarà tempo. Al momento non sono abbastanza bravo per accompagnare una canzone”.
Roma ha una storia molto ricca, fatta di imperatori, artisti, pontefici. Cosa pensi della storia di questa città? “Questa città rappresenta la storia, qui a Roma non c’è bisogno di entrare in un museo, la città è piena di storia ed è unica al mondo. Non possiamo dissociare la storia di Roma da ciò che è la Roma. Qualcosa presente in tutti noi, specialmente per chi arriva da fuori come me. Si rimane sbalorditi di fronte alla storia e alla bellezza di questa città. Una volta arrivati è impossibile non voler scoprire di più di questi monumenti e della storia. Naturalmente mi sono informato su ciò che tutto questo rappresenta per la città e più scopro, più mi interesso alla storia di Roma. È una bellezza unica, penso non esistano città come Roma”.
Hai vissuto qui uno dei peggiori periodi della storia mondiale, il coronavirus. Come hai vissuto questo momento? “Ho vissuto questo momento con grande tristezza per chi è scomparso e per chi ha perso qualcuno, poi con apprensione per tutti noi: abbiamo affrontato qualcosa di sconosciuto, che non eravamo capaci di controllare e non lo siamo tuttora. Ma l’ho vissuto anche con positività: per quanto mi riguarda ho vissuto il periodo con la mia famiglia. E’ una visione egoista, ma mi ha fatto vedere dei lati positivi. E’ certamente un periodo tragico che prima o poi supereremo, ma è un periodo che ci può anche insegnare molto. La verità è che, senza essere banale dicendo questo, da questo periodo dobbiamo imparare ciò che è veramente importante per la nostra vita”.
Hai contributo insieme al club ad aiutare chi era più in difficoltà… “E’ stato molto gratificante, il club ha avuto un ruolo sorprendente in questo momento tragico ed ha trovato diversi modi di aiutare le persone in questi tempi difficili. E’ la prova che non è solo un club, come dice l’inno: la Roma è il cuore della città. Sono stato orgoglioso di ciò che la Roma ha fatto e di averne preso parte”.
Durante il lockdown ti sei dedicato a molte cose, hai visto serie tv o film? “In primis mi sono dedicato a mio figlio e a mia moglie, ma devo confessare che sono stato un po’ dipendente da Netflix, mi piacciono le serie tv”.
Che serie stai guardando ora? “Ozark, sono dipendente da questa ora, come accaduto anche con altre, la guardo appena ho un momento libero”.
Sei anche molto alla moda, non sbagli un outfit. C’è qualcuno che ti aiuta? “Devo dire che mia moglie è una specialista, ma anche a me piace molto. Amo i vestiti, le scarpe, confesso che sto attento alle ultime tendenze pur non seguendo da vicino tutte le novità di moda. Ma è un aspetto che mi piace molto, soprattutto le scarpe”.
Nella vita sei più fado o rock? “Sono rock, anche se in certi momenti posso essere più fado. Non sono appassionato del fado tradizionale portoghese, amo molto di più il rock. C’è una cantante, Marisa, che non fa proprio il fado tradizionale ma è splendido. Quando ho bisogno di energie ascolto ‘Walk on’ degli U2. Quando esco da Trigoria metto sempre le stesse 3-4 canzoni nelle cuffie e mi fa bene allo spirito. Ascolto molta musica, specialmente quando vado a Trigoria o torno a casa”.
Parliamo di ambito culinario. La cucina italiana è la migliore del mondo. Qual è il tuo piatto preferito? “Mi piace la pasta, non ne sono ossessionato ma mi piace molto. Amo la cacio e pepe, così come altri piatti. Ma devo confessare che ho un debole per il pesce, è il mio cibo preferito. Vado spesso per ristoranti e ordino sempre del pesce. Oppure in casa, sono anche un bravo cuoco. So anche stirare”.
Sei l’uomo perfetto. Hai qualche difetto? “Ne ho. È che sono uscito presto di casa, ho imparato a fare tutto. Cucinare è qualcosa che mi piace, quando ho tempo lo faccio volentieri, in particolare i piatti portoghesi”.
Cosa porti della tua cultura portoghese? “Roma ha attenuato la nostalgia che sento del Portogallo. Il clima è molto simile, il carattere delle persone anche. Ci sono cose che prima mi mancavano del Portogallo, ma che qui ci sono. Ovviamente mi mancano gli amici, la famiglia, le mie spiagge, la cucina. Ma la vita qui ricorda molto quella in Portogallo”.
Com’è stata la tua esperienza in Ucraina? Ci sono differenze tra Ucraina e Italia? “Moltissime. Culturalmente è l’opposto. Le persone sono molto diverse, sono influenzati dal passato. Ho amato molto l’Ucraina e le sue persone, umili e lavoratori. Però c’è una differenza enorme. Vivere in Ucraina è stata un’esperienza unica. Il clima, che è molto importante per me, è molto freddo, nevica spesso. L’adattamento non è stato facile, ma col tempo mi sono abituato. Kiev, in cui ho sempre vissuto, è fantastica, ho ricevuto molto affetto. Lì ho conosciuto mia moglie e ho avuto mio figlio più piccolo. L’Ucraina è parte della mia vita”.
Gli ucraini sono persone fredde? “Devo dire che inizialmente non sono molto aperti, ma quando li conosci sono onesti e affettuosi. Noi latini al primo contatto notiamo persone che non sono aperte come qui, ma conoscendoli scopri che sono persone molto cordiali”.
Il campionato sta ricominciando. Il ritorno sarà diverso con i protocolli da seguire? “Tante cose, dalla preparazione al modo di vivere lo spogliatoio, è tutto diverso. La Roma è stata veramente esemplare in questa situazione, seguendo tutte le indicazioni del protocollo, dalla divisione nelle rispettive stanze, al mangiare separati. Praticamente stiamo insieme soltanto in campo per allenarci, si fa attenzione a tutto. Immaginatevi cosa vuol dire non abbracciarsi durante una partita. Sono cose che in certi momenti ti rafforzano, hanno un’importanza emotiva. Tutto questo non ci sarà, sono curioso di vivere questo momento di maggiore distanza. Una distanza difficile da mantenere nel calcio: è difficile non avere contatti, non abbracciarsi, non complimentarsi con avversari o con gli arbitri”.
Come vivrete la ripresa senza pubblico e senza Curva Sud? “Mi è già capitato di giocare senza pubblico, è terribile non avere i tifosi: è un qualcosa che cambia una partita, la rende più triste e meno emotiva. A maggior ragione qui a Roma, dove la Curva Sud ci sostiene sempre in modo così caloroso, dando un sostegno importante alla squadra. Non potremo contare sulla forza che i tifosi ci danno nei momenti complicati. Sarà complicato vivere questo periodo lontano dai nostri tifosi che vivono la squadra con tanta passione”.
C’è qualche sogno che non hai realizzato? “Non saprei. Sinceramente ho sempre avuto la fortuna di essere ciò che desideravo. Da ragazzo sognavo di essere calciatore e lo sono stato, poi ho sognato di fare l’allenatore e lo sono diventato, sognavo di allenare un grande club europeo e lo alleno. A livello professionale mi sento molto realizzato. Adesso sogno di vincere trofei importanti, la Champions League o il campionato, uno dei principali campionati europei, come quello italiano. Più in generale sogno di essere felice ogni giorno, vivere la vita in modo tranquillo. Per me la felicità è essere felici anche fuori dal mondo del calcio”.
FONTE: Sky Sport