Quando si usa l’espressione “canto del cigno” ci si riferisce all’ultima esibizione di una grande carriera. È il botto finale, lo show conclusivo, il colpo a effetto prima del declino. Un addio alle scene che Edin Dzeko – per tutti “il cigno” di Sarajevo – non vorrebbe mai dare. Almeno non a stretto giro. Nell’esperienza romanista del bomber 34enne c’è una grande certezza: lui ama questa maglia e si è sempre dichiarato «onorato» di indossarla, nonostante la tentazione interista che l’ha fatto vacillare la scorsa estate.
L’ha baciata 102 volte dopo ogni gol, fino a diventare il sesto marcatore di sempre (insieme a Montella) nella storia giallorossa. Il coronavirus ha interrotto la sua rincorsa al podio, dove lo attendono i miti Totti (307 gol) e Pruzzo (138). Contro la Sampdoria cercherà il 100° gol su azione per portarsi a -1 da Manfredini, lo straniero più prolifico, e avvicinarsi a Volk (106) e al centravanti del primo scudetto, Amadei (111). Numeri da record.
Il bosniaco oggi è il simbolo del gruppo, di cui è stato sindacalista nella trattativa per il taglio degli stipendi, e indossa la fascia di capitano che fu, prima di lui, dei romani Totti, De Rossi e Florenzi. Ci sarebbero quindi tutte le condizioni per terminare in questa città la carriera iniziata nel Zeljeznicar Sarajevo e proseguita nel Teplice, nel Wolfsburg e nel Manchester City.
Ma il suo ingaggio pesa tanto, forse troppo, e apre diversi scenari da non sottovalutare. A Ferragosto 2019 il calciatore ha rinnovato il contratto con la Roma fino al 2022, alzando il proprio stipendio a 7,5 milioni più bonus a stagione. L’amministratore delegato, Guido Fienga, l’allenatore, Paulo Fonseca più di tutti lavorarono ai fianchi del ragazzo che, dopo aver firmato, non a caso disse: «Ho sentito la volontà del club di tenermi». L’indebitamento finanziario arrivato a 278,5 milioni di euro, con una perdita di 126,4 milioni nei primi 9 mesi dell’esercizio 2019-20, però costringe il club a una profonda revisione dei costi. E questo stipendio pesa come un macigno sul bilancio.
L’ambiente Roma e il suo capitano vanno d’amore e d’accordo. Edin è un faro per i giovani, un idolo per i tifosi, ha la stima incondizionata di Fonseca e mantiene buoni rapporti con i dirigenti. Da Trigoria rassicurano che non si arriverà a nessuno strappo, ma ad agosto le parti si incontreranno. Nella più rosea delle previsioni la Roma supererà l’Atalanta, agguanterà il quarto posto (oppure vincerà l’Europa League) e chiederà a Dzeko di ridiscutere l’ingaggio, magari spalmandolo con un prolungamento fino al 2023.
Se l’assalto all’Europa che conta dovesse fallire, invece, lo stipendio del bosniaco diventerebbe ancora meno sostenibile nell’immediato (onestamente nell’era post-Covid nessun club escluso dalla Champions potrebbe permetterselo…) e senza un patto tra gentiluomini la Roma arriverebbe a valutare la cessione. Dato l’ammortamento pluriennale già registrato basteranno pochi milioni per ottenere una buona plusvalenza. Non è escluso che la Roma possa tenere Dzeko alle condizioni attuali (piano C), ma in questo modo si esporrebbe periodicamente al rischio di sacrificare altri gioielli per pagare il campionissimo, una strategia che ovviamente la proprietà non gradisce.
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida