Francesco Totti fuori da Trigoria nel giorno in cui la Roma viene venduta. È vero, lì ci gioca ancora il figlio Cristian, ma la scena fa comunque effetto: «E arrivato Pedro?» chiede scherzando l’ex capitano ai cronisti. E poi canticchia: «Pedro Pedro uè». Lo spagnolo è arrivato ieri, la chiamata dei nuovi proprietari al simbolo giallorosso ancora no. Ma i tifosi, o almeno una larga parte di loro, già sognano il suo ritorno in società dopo il violento divorzio del maggio scorso con Pallotta.
Chissà se sia previsto il recupero delle bandiere nel piano ancora piuttosto sommario dei Friedkin, che comprano ufficialmente la società nel giorno dell’anniversario della morte di Franco Sensi. Corsi e ricorsi storici, suggestioni e sentimenti forti, ma al momento le priorità dei texani sono altre: risanare i conti della società, allestire al tempo stesso una squadra in grado di competere per tornare in Championse poi, gradualmente, ricostruirne una più forte. Sperando nel frattempo di iniziare a tirar su lo stadio di proprietà.
I Friedkin si sono presentati, non di persona perché ora non possono viaggiare verso l’Italia, senza portare dirigenti o manager di alcun tipo. Avevano comprato la società a marzo, poi è saltato tutto per la pandemia, l’offerta è stata ripresentata al ribasso e Pallotta sembrava fermo nel volerla respingere. Fino alla chiamata di fine luglio che ha riaperto la trattativa. Nel giro di venti giorni Dan e Ryan sono passati da una fiducia sempre minore di acquistare il club addirittura a firmare il closing. Inevitabile che ora siano in ritardo. Per il momento hanno deciso di continuare ad affidarsi a Guido Fienga, che era già diventato plenipotenziario a Trigoria dopo il licenziamento di Petrachi e adesso aspetta il rinnovo del contratto in scadenza a ottobre. Ammesso che il suo incarico non si limiti al traghettamento della società verso un nuovo management, scenario da non escludere.
«Sono profondamente onorato – dice il Ceo – di essere stato incaricato di continuare il mio lavoro alla Roma e di iniziare a realizzare il piano industriale che, nel primo anno, metterà le basi per ottenere risultati forti e sostenibili dentro e fuori dal campo». Sarà lui a curare il mercato, aiutato da Morgan De Sanctis e soprattutto dagli influenti procuratori-intermediari Giuffrida e Busardò che ormai fanno le veci di un direttore sportivo che non c’è. E non arriverà a stretto giro: i migliori sono tutti al lavoro nei rispettivi club e Friedkin non intende prendere un diesse «toppa» tanto per sceglierne uno. Fienga gli suggerisce l’ingaggio di Paratici, che a fine mercato sarà in uscita dalla Juventus. Dal ritorno di Sabatini, a quello di Massara o all’arrivo di qualcuno dall’estero (tipo Planes del Barcellona o Berta dell’Atletico Madrid), tutto è possibile.
Ma la Roma deve già fare mercato e domani Fienga volerà a Londra dove lo aspetta Ryan Friedkin, il figlio del presidente Dan che si stabilirà nella Capitale appena sarà possibile. Il tema ufficiale delle riunioni sono i prossimi step finanziari – Opa e aumento di capitale – e la definizione del piano per risanare i conti del club. Ma sarà inevitabile iniziare a parlare di calcio: detto che Fonseca rimane in sella ma gli potrebbe essere affiancato un vice italiano, il prossimo obiettivo dovrebbe essere l’acquisto di Smalling, gradito a quanto pare anche a Ryan. Il primo desiderio del giovane proprietario è stato espresso.
FONTE: Il Tempo – A. Austini