Perché ha deciso di fare l’allenatore?
“Era già nella mia testa negli ultimi anni da calciatore. Anche la scelta dei posti dove andare a giocare dipendeva da questo. Il Portogallo mi ha formato molto e conoscere culture diverse mi ha aiutato tanto, stessa cosa in Spagna. Negli ultimi tre anni di carriera mi preparavo per questo mio nuovo ruolo”.
Quale è il tecnico che l’ha influenzata di più? “Jorge Jesus. In Portogallo ho incontrato questo allenatore che aveva dei metodi nuovi che io non avevo mai visto in Italia. Mi ha affascinato il suo modo di lavorare ed è stato molto stimolante”.
Ha avuto tanti allenatori importanti nella sua carriera di calciatore: cosa l’ha colpita di Spalletti ai tempi di Roma? “I cinque anni con lui sono stati quelli più importanti della mia carriera. Mi ha insegnato tante cose. Abbiamo vinto giocando un calcio splendido. Devo molto a Spalletti per la mia crescita da giocatore”.
Passiamo a Montella e al ciclo Fiorentina? “Con Vincenzo ho avuto un rapporto particolare nel senso che abbiamo giocato insieme alla Roma per molto tempo. Con lui abbiamo fatto tre anni incredibili giocando un ottimo calcio. Eravamo un gruppo di calciatori molto forti e di grandi qualità. Mi sono trovato molto bene con lui che credeva in me e in sistema di gioco che risaltava le mie qualità”.
La scelta della Juve di puntare su Pirlo è un rischio? “Andrea è stato un calciatore immenso. E’ un ragazzo serio e ha grande personalità. Non sarà un rischio il suo debutto da allenatore su una panchina importante come quella della Juve. Gli auguro di fare il meglio possibile”.
Cosa consiglierebbe al suo amico De Rossi: pure lui vuole fare l’allenatore… “Daniele è stato anche lui un giocatore straordinario. Ha tutto quello che serve per fare l’allenatore”.
E’ sorpreso che Totti invece abbia scelto di diventare un manager-procuratore? “No, mi ha sorpreso di più vederlo fuori dalla Roma. Farà bene anche in questo ruolo”.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – L. Calamai