(…) Al Boca riuscisti a convincere De Rossi… «Per ragioni esclusivamente calcistiche, lo chiarisco. Mi serviva la sua personalità, la sua leadership nello spogliatoio e in mezzo al campo. Daniele ha avuto un impatto pazzesco, purtroppo i problemi fisici l’hanno limitato. La tifoseria ha apprezzato tantissimo il campione italiano che aveva deciso di rimettersi in discussione in un club mitico. Boca e River appartengono a una dimensione emotiva superiore, il calcio argentino non può competere economicamente con i club europei e allora investe sullo straordinario appeal di due società leggendarie». (…)
È innegabile che tu abbia subìto l’influenza di Walter Sabatini, negli anni alla Roma… «Sì, soprattutto perché come lui mi innamoro dei calciatori che possono far bene alla squadra. Walter frequentava poco il campo, ma le volte in cui si presentava si faceva sentire. Io ho avuto modo di lavorare anche con Oriali, che mi portò in Italia, con Branca, diverso da lui, e con Petrachi al Toro, più moderno. E con Pradé».
Il legame con la Roma è rimasto molto forte… «La Roma fu una scelta tutta mia. Con Mourinho giocai in più posizioni, a sinistra, al centro, un paio di volte anche da centrale di centrocampo. Ma sentivo che il mio ruolo era quello di centrale difensivo. La Roma mi diede l’opportunità di mettere le radici nel luogo che preferivo. Anni bellissimi, uno splendido rapporto con la tifoseria, mi ricorda quella del Boca». (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – I. Zazzaroni