Guidolin, è un campionato senza padroni?
«È un torneo aperto anche se è ancora presto per avere un’idea precisa. Rispetto agli anni scorsi, ci sono molte squadre che non hanno cambiato allenatore e portano avanti il loro progetto tecnico. L’unica che ha preso una decisione diversa è stata la Juventus che nonostante queste difficoltà iniziali rimane la favorita. E poi c’è il Sassuolo, che è una sorpresa sino ad un certo punto. È una provinciale tra virgolette, visto le potenzialità economiche che dispone e può giovarsi di un allenatore bravo. De Zerbi è la dimostrazione che se si dà credito ad un progetto di qualità, i risultati prima o poi arrivano.
Ibrahimovic, Dzeko, Ronaldo, Pedro, Gomez, Mertens, Mkhitaryan: è una serie A che ha il volto degli over 30. Un bene o un male? «Negli anni 90 il nostro torneo era il più competitivo al mondo e tutti volevano venire da noi. Poi le cose sono cambiate e gli equilibri economici hanno privilegiato l’Inghilterra, la Spagna e la Germania. Così i calciatori più forti e più giovani sono andati altrove. Ora ritornano questi giocatori che hanno speso magari gran parte della loro carriera in altri paesi ma che rimangono comunque campioni di grandissimo livello. Saranno anche maturi ma non certo vecchi. E così fanno ancora la differenza».
Perché ora in Italia si opta spesso per giocare con la difesa a tre? «Ho fatto 650 panchine tra A, B, Ligue 1 e Premier, e preferivo giocare a quattro anche se a volte ho virato a tre. In passato il sistema con tre difensori centrali era concepito essenzialmente come uno schema difensivo. Oggi non è più così. Anzi a volte ti permette di essere anche maggiormente offensivo, liberando gli esterni. Ormai nel calcio moderno più che il modulo conta la mentalità dell’allenatore che lo adotta. Lo schema serve per coprire meglio alcune zone di campo o adattarsi alle caratteristiche dell’avversario ma poi è il credo del tecnico che fa la differenza. Non bisogna più fossilizzarsi sui numeri: se la mentalità dell’allenatore è offensiva, la difesa a tre può portare molti vantaggi. Basta guardare in Italia con Gasperini. Ma non c’è solo lui: la Lazio, l’Inter, senza dimenticare la Roma che a me piace molto. Se mantiene alta la concentrazione è una squadra che può vincere con chiunque».
A tal punto da inserirsi nella lotta al titolo? «Secondo me sì, lo ripeto è un campionato aperto e quindi tra le squadre che citavamo prima c’è anche la Roma. La Juve rimane la favorita ma non è più una dominatrice. Le distanze si sono ridotte».
FONTE: Il Messaggero – S. Carina