Segnava, ispirava, dipingeva le lacrime, d’amore, sul volto dei tifosi. Ha indicato strade (tecniche) sconosciute ad almeno quattro o cinque generazioni di appassionati senza età, aprendo una voragine tra il prima e il dopo. Adesso il nome di Francesco Totti fa soltanto comodo.
Totti che parla con la Roma per un possibile suo ritorno a Trigoria è il ritornello dei ritornelli che, appunto, torna comodo per sfamare la gente secondo la disumana procedura della sovrapposizione delle informazioni, ognuna della quale ingigantisce la precedente, ognuna delle quali, fra divisioni sempre più marcate, non fa che evidenziare il massimo disagio del nostro tempo: l’assenza di pace.
Totti lo conosciamo. E un uomo sincero, puro, schivo. Ha forse sbagliato a farsi qualche ami co. Ma resta l’unico che abbia davvero scritto poesie in questi prosaici anni di pallone italiano, sconcertante nella sua pochezza e nel sovradosaggio delle cornici (rispetto al valore dei quadri).
Se mai Totti dovesse tornare, la prima cosa da fare non sarebbe mai di strologare su quando sia avvenuto il primo, autentico contatto con la nuova proprietà, bensì sul perché di questo eventuale homecoming. Ma soltanto a giochi fatti. Prima di un’ufficialità, non c’è nulla di cui parlare. Totti è la storia. Anche la sua, di storia. E va protetto oggi come ieri.
FONTE: La Repubblica – E. Sisti