Nove anni di rinvii, rimpalli, dubbi, trattative, vertici a porte chiuse e strette di mano a favore di telecamere e taccuini. Tutto per arrivare a un gigantesco nulla di fatto. Quella su Tor di Valle è una telenovela apparentemente senza fine. [..] Questo il primo annuncio della Roma: «La nuova casa dei nostri tifosi sarà inaugurata da Francesco Totti». È il 2012 e, nelle idee dei giallorossi, lo stadio sarà pronto per la stagione 2016/17.
Ma alla celerità dell’ex sindaco Ignazio Marino sono destinati a sovrapporsi le continue contorsioni di Virginia Raggi. [..] La versione 2.0 del progetto si ottiene sottraendo al masterplan le torri disegnate da Libeskind e sostituendole con sette palazzine più basse. Un taglio di cubature da cui è partita la lunghissima trattativa sulle opere pubbliche: via il ponte di Traiano, contrattazione serratissima su tutto il resto. Fino a trovare l’accordo e far diventare la tanto ripudiata Tor di Valle uno dei punti del programma per la ricandidatura di Raggi. (…)
A inizio 2017, il Movimento invia l’avvocato Lanzalone nella capitale per seguire il dossier stadio. La trattativa prosegue e, come detto, si arriva al taglio delle cubature. Ma i consiglieri grillini non si fidano: chiedono alla sindaca di far esaminare il progetto e l’assetto trasportistico del quadrante di Tor di Valle dal Politecnico di Torino. Chi è sempre stato contro il progetto sente già puzza di bruciato.
Ha ragione: il 13 giugno 2018 è il giorno degli arresti per l’inchiesta Rinascimento: finiscono in manette Luca Parnasi, costruttore proprietario dei’ terreni e partner dell’As. Roma nell’impresa stadio, e Lanzalone. L’accusa, una batosta per i 5S arrivati in Campidoglio ritmando «onestà e trasparenza», è di corruzione. Il conto finale è di 9 arrestati e 35 indagati. Virginia Raggi trema, ma va avanti.
Ordina una due diligence ai tecnici capitolini, una revisione di tutti gli atti della procedura che si conclude positivamente. Tanto che il 15 febbraio 2019 la sindaca annuncia in conferenza stampa che «lo stadio si farà». Poco importa del Politecnico e del suo giudizio sulla mobilità a Tor di Valle, destinata a diventare «catastrofica» con l’impianto sportivo e il business park. Si va avanti, si butta giù la convenzione. Poi lo stop: pandemia e vecchi pignoramenti impongono l’ennesimo stop.
FONTE: La Repubblica – L. D’Albergo