Tutto secondo programma. Perché era impossibile riuscire a battere gli dei del calcio. Così la striscia positiva dei giallorossi si interrompe proprio dove si era aperta: ultima sconfitta sul campo in Serie A risaliva infatti al 5 luglio dello scorso anno proprio contro il Napoli in questo stadio. Una sentenza, così come i precedenti giallorossi contro le squadre di Gattuso: mai vinto finora con un solo pareggio in bacheca.
Ma quattro a zero è davvero troppo. Una sconfitta che ridimensiona la crescita della squadra di Fonseca tornata meno lucida, che paga forse un po’ di appagamento e per certi versi un calo fisico. E si consegna poi di nuovo alla maledizione infortuni: già orfana di Smalling e Kumbulla, con Dzeko a metà servizio deve rinunciare a gara in corso prima a Mancini e poi a Veretout. Il primo gol arriva alla prima palla buona grazie ad una punizione dopo mezz’ora di gioco, con l’inevitabile gol celebrativo.
E non poteva che segnarlo Insigne. Poi è ancora Napoli, con la Roma che prova una reazione ma non trova le solite geometrie e difficilmente arriva in fondo. Poi nella ripresa quando inizia a mostrare le cose migliori subisce prima il raddoppio con Fabian Ruiz che beffa Mirante con un diagonale che sbuca dalle gambe di Juan Jesus, poi Mirante ci mette di nuovo il suo non trattenendo un tiro dalla distanza dove è lesto Mertens a buttarla dentro. Infine Politano infierisce. Quattro a zero, forse è un risultato troppo duro per questa Roma che adesso deve fare i conti con se stessa e cercare di ripartire da quello che ha fatto fin qui.
FONTE: Il Tempo – T. Carmellini