Divisivo, a soli 21 anni. Nicolò Zaniolo è già un dibattito, anche se ha giocato in tutto il 2020 soltanto 243 minuti di Serie A, meno di tre partite intere. Indulgenti e colpevolisti si confrontano sul giudizio, che non ha niente di tecnico e tanto di etico. La storia della paternità imminente, piena di accuse e di ombre, di detto e non detto, è stata così fragorosa da oscurare persino l’avvento della bella Madalina, la donna glam che ha rubato le attenzioni di Nicolò esaltandone l’infantile desiderio di virilità social(mente) riconosciuta.
Un peccato di per sé comprensibile, per chi viene dal nulla e improvvisamente aspira a sentirsi tutto. Eppure Zaniolo ama ancora le cose semplici, dall’inseparabile playstation agli abbracci alla famiglia: è delle ultime ore la foto di un tango un po’ goffo improvvisato a casa con la madre Francesca durante la notte di Capodanno.
Bene. Anche questa scena da focolare domestico, un casquè che in altri tempi sarebbe stato definito divertente, se non addirittura dolce, è diventata un motivo di discussione: eh ma con due ginocchia così, cosa si mette a fare Zaniolo. L’esagerazione e il voyeurisimo verso il vip diventato ormai poco calcio e più rotocalco.
Il risultato è che adesso il curriculum di zaniolate di cui si è reso protagonista il ragazzino, con la sbandata che lo ha portato a gestire una paternità prima sognata e poi rigettata, ha messo in allarme la Roma e in particolare la famiglia Friedkin, molto attenta alla professionalità dei propri dipendenti.
Questo non significa che Zaniolo sia in procinto a lasciare la Roma, anzi nessuno se lo augura. E le parole d’amore dello stesso giocatore verso la squadra e la città autorizzano a pensare che ogni pensiero distruttivo possa essere accantonato. Ma l’alchimia che si era creata dopo il primo infortunio, e che il successivo incidente in Nazionale a settembre aveva rafforzato con tanto di visita di Guido Fienga nell’appartamento del calciatore, distrutto nelle articolazioni e nell’anima, ha lasciato il posto alle riflessioni sul futuro.
Zaniolo non è un cattivo, non è un violento, è probabilmente solo un giovane uomo che non ha imparato a capirsi fino in fondo. Non è poco per una società che deve impostare un programma di ricostruzione finanziaria che, fino al delicato caso della gravidanza, coincideva in parte rilevante con la ricostruzione atletica di un talento esplosivo. E allora anche il rinnovo contrattuale promesso, con adeguamento di stipendio che gli fornisse uno stimolo a guarire in fretta, è oggi in bilico. Prima Zaniolo deve meritarselo sul campo, per scacciare i demoni e le etichette. (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – R. Maida