La vera partita della Roma, dopo la gita fuori porta a Bucarest (qualificazione già in cassaforte con 1 turno d’anticipo), è quella che inizia stamattina alle 10 in via Campania. Scendono in campo, davanti alla Corte Sportiva d’Appello Nazionale, il dg Baldissoni, l’avvocato Conte e Strootman: l’obiettivo è cancellare la sentenza del giudice sportivo Mastrandrea che, usando superficialità nell’interpretazione della norma sulla simulazione, ha squalificato per 2 giornate il centrocampista olandese. Il club giallorosso ha giustamente fatto ricorso d’urgenza per riavere il giocatore già nello scontro diretto di lunedì sera all’Olimpico contro il Milan.
Nel reclamo, ricco di precedenti che smontano la decisione di Mastrandrea e al tempo stesso chiariscono quanto l’input del procuratore federale Pecoraro sia stato ingiustificato, il club giallorosso ribadirà quanto detto anche in pubblico: 1) la prova tv è inammissibile proprio perché l’arbitro ha visto quanto è successo in campo (e ha sanzionato): Banti e il quarto uomo Costanzo (volendo anche il primo assistente Cariolato che, come gli altri due, ha assistito da vicino), nell’istruttoria, sono pronti a confermare la tesi dei legali della Roma; 2) non c’è stata simulazione, come indirettamente ha sottolineato, nelle motivazioni, lo stesso giudice sportivo che ha squalificato Cataldi per aver strattonato Strootman. I 2 turni di stop, insomma, vanno tolti perché l’errore, su iniziativa della Procura federale che si è fidata di qualche suggeritore maldestro, è stato fatto in partenza.
Perseverare, invece, di sicuro renderebbe poco credibile la giustizia sportiva che già in passato, arbitrariamente, ha cambiato il regolamento in corsa. Perché, se la Corte dovesse confermare la sanzione innovativa, andrebbe subito riscritta la norma sull’utilizzo della prova tv che, ricordiamolo soprattutto a Pecoraro, è ammessa solo quando l’accadimento è sfuggito al direttore di gara o a uno dei suoi assistenti. Quindi non in questo caso, come dovrebbe sapere bene proprio chi ha consigliato l’inedito iter.